I limiti umani (Evangelii Gaudium 40-45)
*40-45 – Incarnarsi nei limiti umani
La parola “limite” è presente quasi una trentina di volte nella Evangelii gaudium. Se papa Francesco ricorda che «l’evangelizzazione usa molta pazienza, ed evita di non tenere conto dei limiti» (24), il tema dei “limiti umani” come luogo in cui si incarna la missione affiora nei nn. 40-45 lì dove si riflette sul valore positivo della molteplicità e della distinzione, sul bisogno di cogliere la varietà delle cose nelle sue molteplici relazioni, sulla sfida della dinamicità e permanente novità del linguaggio e delle circostanze. In confessione, per esempio, è gradito a Dio «un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani» (44), e l’evangelizzazione (compresa la predicazione) deve tenere sempre conto del contesto determinato «senza rinunciare alla verità, al bene e alla luce che può apportare quando la perfezione non è possibile» (45). Più avanti il papa invita proprio ad assumere la “tensione tra pienezza e limite” come principio che «permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse, o i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impone» (223). La Chiesa viene così stimolata a coltivare un “cuore missionario” che mai si chiude e mai «rinuncia al bene possibile, benché corra il rischio di sporcarsi con il fango della strada» (45). Tutto ciò è possibile perché l’amore di Dio manifestatosi in Gesù «ci impedisce di conservare il minimo dubbio circa l’amore senza limiti che nobilita ogni essere umano» (178), e questo ci permette di guardare alla storia e ai suoi drammi, anche quelli odierni, come al luogo non solo della debolezza umana, ma anche dell’azione di Dio, rendendoci così in essa costruttori e seminatori di speranza.
Mauro Mantovani
salesiano, filosofo, vicerettore dell'Università Pontificia Salesiana