I Jefferson – Canal One

Che la “zebra” non fosse una coppia formata da un bianco e da un nero, l’ho dovuto spiegare alla piccola Ilenia.
I Jefferson

Che la “zebra” non fosse una coppia formata da un bianco e da un nero, l’ho dovuto spiegare alla piccola Ilenia. Lei continua a ridere ogni volta che George apostrofa così i suoi amici, Tom ed Ellen, mutuando il nome dal mammifero, perché lui è bianco e lei è nera.

 

È uno dei refrain de I Jefferson, che Canal One e Fox Retro (canale 38 dtt) ripropongono da alcuni mesi. La serie ha quasi quarant’anni: prodotta dal 1975 al 1985, è ancora oggi un cult, che attira fan di ogni età.

Tutto ruota intorno alla vita di George e Louise “Whezzie” Jefferson, una coppia di neri che si trasferisce dai bassifondi di Harlem ai grattacieli di Manhattan, tentando di integrarsi con l’alta società americana di cui viene a far parte. Lui è il tipico burbero un po’ egocentrico, dotato di humour sarcastico, avido ma sempre pronto a cedere a fronte delle necessità del prossimo. Lei è ingenua, materna, decisa a tutto per contrastare le ingiustizie. C’è la splendida Florence, governante scansafatiche, l’unica a tener testa al padrone di casa a suon di freddure; e poi amici, figli, nipoti, vicini di casa.

 

In undici stagioni, la serie ha ottenuto due Emmy Awards e otto nomination al Golden Globe; è costruita sulla base di brevi scene teatrali, condite di finte risate tipiche dei telefilm americani. Ma sono George e Louise i veri effetti speciali della serie, rappresentando, per la loro storia, il politically uncorrect. Spesso, tra una risata e l’altra, la serie propone pillole di riflessione sul razzismo, l’integrazione, il valore della vita, il dialogo con il diverso; temi per quei tempi davvero all’avanguardia. Anzi, talmente avanti da aver predetto, in una delle prime puntate, l’elezione di un nero alla Casa Bianca.

Ma più di tutto, I Jefferson portano bene gli anni, perché le loro storie semplici e rocambolesche hanno come filo conduttore valori sempre attuali, trovando la lieta conclusione nel trionfo dei rapporti familiari, amicali e di gruppo. Forse abbiamo bisogno proprio di questo: non tanto di sapere che anche un povero lavandaio può farcela, ma che la relazione con l’altro è un bene prezioso. In tempo di crisi, anche la “zebra” e le risate di Ilenia hanno un loro perché.

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