I giovani tengono testa alla crisi

Nel Paese ellenico, tra tagli e rischio fallimenti, la parte giovane si inventa attività e accetta lavori umili per non emigrare
lavoro

Salonicco, l’antica Tessalonica, è una città dalla storia millenaria. Oggi, come tutta la Grecia, vive sospesa tra la gloria del passato, le difficoltà del presente e l’incognita del futuro. Seconda città del Paese per numero di abitanti – oltre 360 mila, ma l’area metropolitana raggiunge quasi il milione –, è la prima e più importante della regione greca della Macedonia. Da sempre centro industriale ed economico (dal 1926 è sede della manifestazione economica più importante della Grecia, la Fiera Internazionale di Salonicco) e culturale, è un punto nevralgico per i trasporti non solo del Paese ma di tutto il sud-est Europa.

 

Eppure questa crisi si sente anche a Salonicco. Da un anno le serrande si abbassano su un negozio al giorno nelle strade principali della città, la maggior parte dei giovani – e non solo – ha perso il lavoro, nonostante lauree e master ottenuti in mezza Europa e negli Stati Uniti. Nelle strade sono visibili i segni della crisi: cantieri lasciati a metà, poveri che frugano nella spazzatura, all’imbrunire famiglie con bambini con passeggini e letti che vanno a dormire nei parchi o sotto gli alberi del lunghissimo e bellissimo lungomare del secondo porto europeo.

 

Il Parlamento greco ha approvato a fine giugno con i soli voti della maggioranza socialista la finanziaria 2011, che include ulteriori tagli per 14,4 miliardi di euro. Il nuovo bilancio non impone altre decurtazioni su salari e pensioni, ma nuove tasse e riduzioni della spesa. Un passaggio che ha salvato il governo Papandreou, ma che suscitato la reazione di migliaia di persone scese in piazza a manifestare. Intanto i leader della zona Euro hanno raggiunto un’intesa su un mix di misure per salvare Atene dalla bancarotta, evitare il rischio contagio ad altri Paesi, e favorire l’occupazione e la crescita della Grecia.

 

A Salonicco però c’è chi si rimbocca le maniche per superare questo momento. È il caso di tanti giovani che hanno deciso di non scappare all’estero, di affrontare la crisi con positività reinventandosi un altro lavoro. Un lavoro più“umile”, diverso da quelli precedenti, che non corrisponde alle proprie aspettative e ai propri studi, ma che permette di andare avanti, di aiutare le proprie famiglie e il proprio Paese e di dare speranza per il futuro. «Ho perso il lavoro da ingegnere in una multinazionale – spiega Dimitris, 27 anni, laureato a Salonicco – ma non posso stare a guardare il mio paese che va a rotoli. Qui ho fidanzata, famiglia, impegni, amici e qui voglio rimanere. Oggi faccio lavori occasionali ma non mi arrendo, siamo noi giovani la speranza per il nostro Paese. È quello che cerco di far capire ai miei amici».

 

Alexis ha 32 anni, da cinque lavorava a una grande ditta di cucine nata in Italia ma con sedi in tutta Europa, era il capo dell’ufficio design. Laurea ad Atene, specializzazione a Milano e master a Parigi. Da nove mesi è a casa e si è reinventato un lavoro con due suoi amici di infanzia, entrambi nella stessa situazione: Kosmas, ingegnere gestionale, e Nestor, ragioniere contabile in un grande ufficio nel centro di Salonicco. «Non ci piangiamo addosso – spiega Alexis – ma andiamo avanti. Abbiamo tirato su una una mini azienda artigianale. Facciamo di tutto: idraulici, imbianchini, aggiustatutto nelle case di vacanza e di mare di chi ancora può permettersele. Lavori ce ne sono, magari pagati poco, ma è l’unica maniera per fare qualcosa. Sono sicuro che un giorno torneremo a fare ciò per cui abbiamo studiato».

 

Così è anche per Eva, avvocato, 33 anni laurea a Salonicco, specializzazione in Francia e un master in giurisprudenza europea a Bruxelles con tanto di tirocinio. Ama l’Italia e viaggiare. Lo studio legale per cui lavorava ha chiuso. Ma Eva continua a lavorare: conosce quattro lingue e fa traduzioni per questioni legali. Rimane a Salonicco, ma a fornirle lavoro è lo studio di Bruxelles dove era stata sei anni fa.

 

Dimitris, Alexis, Kosmas, Nestor e Eva: storie di giovani che guardano avanti, con la voglia di mettercela tutta per loro, per le loro famiglie e per il loro Paese.

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