I giovani, la fiducia e il futuro
«L'individualismo attuale porta ad uno sviluppo narcisistico delle persone. L'antidoto, proposto da Emmaus nell'ultimo libro-intervista edito Città Nuova, sta nella capacità di vedere l'altro come dono e nella capacità di investire nelle relazioni facendo il primo passo e alimentando una cultura della fiducia». Con queste parole, Andrea Di Liddo, direttore del dipartimento di Economia, apre l'incontro organizzato dalla Cappella della Facoltà di Giurisprudenza di Foggia, il 6 marzo scorso. Tema sul quale si sviluppa tutto il convegno, ripreso anche dalla sociologa Vera Araujo, sottolineando che «la fiducia è un fattore fondamentale nella vita dell'uomo, dai rapporti familiari fino ai rapporti professionali e sociali, tanto da condizionare l'andamento dei mercati finanziari».
La fiducia, quale atteggiamento verso se stessi e gli altri, che deriva dalla valutazione del comportamento che suscita affidabilità, afferma la Araujo, diventa una garanzia del vivere sociale. «Nell'uomo inoltre – aggiunge – c'è un istinto a dare fiducia, ma anche a non rischiare, come comportamento psicologico emotivo. Pertanto, si può dire che riuscire a dare fiducia è un atto di volontà razionale, e per questo è un segno di maturità. Tuttavia oggi la fiducia viene messa sempre più in discussione a causa della precarietà e della paura per il futuro. Per questo attualmente viene chiesta all'umanità una misura maggiore di fiducia, anche verso organismi sociali sconosciuti, oltre che verso le persone».
Ma essa, prosegue Vera Araujo, va coniugata anche con altri elementi, come la partecipazione e la condivisione dei problemi, delle sfide e delle difficoltà. Proprio perché manca, bisogna diffonderla, non solo parlandone ma applicandola. Nel rispondere ad una sollecitazione di uno studente di liceo, la Araujo ha spiegato che anche se esiste il rischio di non vedere riconosciuta la fiducia data, essa non è mai un investimento perduto, perché in molti casi lascia un'attesa, una richiesta, che in qualche modo suscita l'impegno ad una risposta. Un cenno viene fatto anche alla necessità di recuperare il rapporto con l'Assoluto, non solo in modo individuale, ma collettivo, sebbene questo non implichi la necessità di condividere le idee e le convinzioni personali, ma piuttosto come strumento di dialogo per la costruzione di un mondo nuovo di cui i giovani saranno protagonisti.
Un mondo in cui la felicità non si fonderà sul successo e sullo sviluppo economico, quanto piuttosto sul sentimento comune di appartenenza alla grande famiglia umana. Affermazione confermata dall'intervento di Marco Buccarella, presidente del comitato studentesco universitario, che cita il grande raduno svoltosi a Foggia "Together for Europe" nel maggio del 2012, nel quale i giovani non hanno dato valore agli aspetti economici e politici dell'Europa quanto piuttosto ai valori fondanti e comuni di questa unione: la pace, la fraternità, la solidarietà, nella consapevolezza che insieme si può fare di più.
«La cittadinanza attiva è uno degli strumenti di costruzione del futuro – ha affermato Michele Zanzucchi, docente universitario e direttore di Città Nuova – con un patto intergenerazionale, ma anche interculturale, interreligioso, interculturale, che consente di uscire dalla crisi costruendo relazioni nuove. Sophia, l'istituto universitario del Movimento dei Focolari, sorto a Loppiano, vicino Firenze, è un esempio di questo patto possibile, poiché accoglie giovani e adulti da tutto il mondo, in un'esperienza di formazione, dialogo e vita basata sull'approfondimento delle discipline del sapere alla luce delle intuizioni culturali e mistiche di Chiara Lubich». Un applauso scrosciante conclude il coinvolgente dibattito con la sala e in particolare con i giovani, con i quali si stringe l'accordo di portare avanti questa cultura della fiducia in collaborazione con la rivista Città Nuova e le future iniziative locali.