I giovani di Taizé invadono Roma

Il pellegrinaggio della fiducia è giunto nella capitale, dopo le tappe di Rwanda e Congo dei mesi scorsi. Più di 40 mila ragazzi appartenenti a diverse Chiese cristiane hanno pregato insieme al papa per l'unità e la pace nel mondo. Prossimo appuntamento a Strasburgo
Veglia di preghiera dei giovani di Taizé a Roma

Roma è stata invasa in questi giorni non da turisti o da tifosi di qualche squadra di calcio. No, da una folla ordinata di giovani di tutta Europa – e oltre – che si riversava come un fiume dalle bocche della metropolitana o formicolava sui passaggi pedonali o, soprattutto, riempiva le antiche basiliche e le chiese con una presenza inusitata: seduti sul freddo pavimento invernale senza lasciare un metro libero.

Un autista, davanti a migliaia di questi giovani che attraversavano un semaforo nei pressi del Circo Massimo, ha domandato a un vigile: «Chi sono?». Il pubblico ufficiale ha risposto: «’Na manifestazzione der Vaticano». Non esattamente. È il 35° incontro europeo dei giovani di Taizé, che ne ha richiamati più di 40 mila nella capitale italiana.

Taizé, un nome profetico, che da quasi 50 anni semina unità fra le varie Chiese cristiane, speranza, unione con Dio, solidarietà con i poveri di tutto il mondo. Soprattutto in mezzo ai giovani. Roger Schutz, il fondatore, ha iniziato i “pellegrinaggi della fiducia”, per dare speranza alla terra. Quest’anno il cammino è cominciato in novembre da parte di un gruppo ristretto a Kigali (Ruanda), con un appello alla riconciliazione – dei cuori – in questo Paese ferito nel passato da una violenza fratricida. Poi una seconda tappa a Goma (Congo), per incontrare gli «artigiani della pace e i testimoni dell’amore» in mezzo alla guerra. Infine l’incontro generale a Roma dal 28 dicembre al 2 gennaio.

Qui vedi i volti dei vari Paesi di provenienza, molti capelli biondi e occhi azzurri, bellissimi! Senti le lingue più diverse, attraversate dall’inglese: tedesco-inglese (buono), polacco-inglese (buono), ispano-inglese, italo-inglese (meno buoni…). Tutti vestiti allo stesso modo: jeans e scarpe da tennis. Non erano previsti così tanti  e Roma è scoppiata: alloggiati in parrocchie, istituti religiosi, impianti sportivi, famiglie (non molte, purtroppo). Chiedevano solo 2 metri quadrati per il sacco a pelo e la colazione al mattino.

Che cosa sono venuti a fare questi giovani a Roma? Appartengono a varie Chiese cristiane e vogliono, nell’unità, ridare fiducia e speranza al mondo. Lo hanno testimoniato tutti insieme attorno al papa nella gelida sera del 29 dicembre in piazza San Pietro. Una veglia di preghiera: canti e silenzio. Canti a ritornelli ripetuti, che creano un clima che coinvolge in profondità. Silenzio, impressionante, da parte di giovani che in altri momenti si lasciano magari trascinare in ritmi assordanti. Lo stesso si è ripetuto in Santa Maria Maggiore, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le Mura, Santa Maria sopra Minerva… Chiese abituate a liturgie a volte formali e sfidate dalla preghiera di queste folle giovanili.

Nella chiusura a San Giovanni in Laterano, la sera del 1° gennaio, Frère Alois, attuale responsabile di Taizé, ha sfidato i giovani: «È possibile continuare a casa ciò che abbiamo vissuto qui?». E la sua risposta: «Noi non abbiamo soluzioni facili da offrire […] La fiducia in Dio può risvegliare questa forza interiore. La fiducia è più di un semplice sentimento, è possibile prendere una decisione consapevole di aver fiducia in Dio. Per sostenere questa decisione, si tratta, come per un’amicizia umana, di coinvolgerci pienamente nella ricerca di una relazione personale con Dio».

Nel 2013 il pellegrinaggio di Taizé punterà su Strasburgo.

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