I giovani africani influenzano il panorama politico del continente

Richard Aidoo, politologo e docente presso la Coastal Carolina University, parlando delle nuove generazioni africane, ha detto: «I giovani hanno avuto un ruolo determinante nel 2024, contribuendo a trasformazioni politiche significative»

Entro la fine del 2025, 42 Paesi africani avranno tenuto elezioni nazionali. Il Gabon ha già inaugurato il ciclo elettorale del 2025 con le elezioni presidenziali tenutesi domenica 13 marzo. Altre consultazioni sono programmate in Costa d’Avorio, Malawi, Guinea, Repubblica Centrafricana, Guinea-Bissau, Tanzania, Seychelles e Camerun, per citarne solo alcune. I giovani elettori africani continueranno a esercitare la loro influenza sugli attuali rappresentanti nelle elezioni del 2025?

Richard Aidoo, professore di Politica comparata e relazioni internazionali con un focus sulla politica africana, è ottimista riguardo a questa possibilità. Sottolinea che un aspetto cruciale sarà verificare se le prossime elezioni rifletteranno i significativi cambiamenti politici avvenuti nelle competizioni dell’anno precedente. «I giovani hanno avuto un ruolo determinante nel 2024, contribuendo a trasformazioni politiche significative», ha affermato nel suo articolo per Conversation Africa della scorsa settimana. Queste trasformazioni includono, tra l’altro, la rimozione di leader in carica e cambiamenti nella governance in Paesi come Ghana, Senegal e Sudafrica.

L’African Youth Survey 2024, uno dei più ampi sondaggi condotti tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni in tutto il continente, insieme ai risultati delle elezioni dell’anno scorso, evidenzia un diffuso senso di pessimismo tra i giovani. Le principali cause di questo malcontento sono la disoccupazione, l’aumento del costo della vita e la corruzione. Ad esempio, il 59% dei giovani sudafricani ritiene che il loro Paese stia seguendo una direzione sbagliata, un sentimento giustificato dal tasso di disoccupazione giovanile, che ha raggiunto il 45,5% nel 2024. Di conseguenza, la disoccupazione si è rivelata un fattore determinante nei risultati elettorali.

Nelle mani dei giovani insoddisfatti del continente, gli smartphone si sono trasformati in potenti strumenti di cambiamento. Recentemente, i giovani di varie nazioni hanno utilizzato i social media per chiedere maggiore responsabilità ai loro governi, mettere in luce questioni di ingiustizia e corruzione, deridere l’élite politica e opporsi ai regimi autoritari. Tanti ricordano ad esempio gli eventi in Kenya in agosto 2024, quando si sono verificate proteste senza precedenti a livello nazionale contro la proposta di aumento delle tasse, che hanno anche portato a episodi di violenza da parte della polizia. Queste manifestazioni sono state guidate dalla “Generazione Z”, nota come “Gen Z”, che ha sfruttato i social media per mobilitare l’opposizione contro il Kenya Finance Bill 2024, utilizzando l’hashtag #EndFinanceBill. Questo movimento si è evoluto in “Gen Zote” (tutte le generazioni, in kiswahili), esprimendo una mentalità condivisa tra i kenioti impegnati nella promozione del buon governo, nella difesa dello Stato di diritto, nella promozione dell’inclusività e nella garanzia di un comportamento etico nella sfera pubblica, a prescindere dall’età.

Come afferma il professore di Scienze politiche Richard Aidoo, ignorare questi problemi potrebbe avere gravi conseguenze per i leader politici nelle prossime elezioni. «Questa trascuratezza complica anche gli sforzi per rafforzare o salvaguardare le già vulnerabili democrazie del continente».

La vulnerabilità della democrazia in Africa è un tema di continua attualità, specialmente considerando i numerosi colpi di Stato militari avvenuti negli ultimi anni, come quelli in Mali, Burkina Faso, Guinea e Niger. «La democrazia si sviluppa quando i governi sono in grado di rispondere alle necessità dei cittadini, in particolare dei giovani ‒ ribadisce Aidoo ‒. Tuttavia, l’operato dei governi attuali in vista delle elezioni del 2024 indica che molti di essi hanno ignorato le richieste dei giovani, generando frustrazioni che hanno portato a proteste destabilizzanti e cambi di leadership, sia attraverso mezzi democratici che non». Questa mancanza di attenzione complica gli sforzi per diffondere i valori democratici tra i giovani elettori.

Nei risultati dei sondaggi, Afrobarometer riporta che una netta maggioranza sostiene le istituzioni e i principi democratici fondamentali, come i limiti di mandato per i presidenti (73%) e le elezioni come il metodo migliore per selezionare i leader (75%). Inoltre, quasi due terzi (63%) degli intervistati ritengono che la responsabilità del governo sia più cruciale dell’efficacia.

Infatti, oltre la metà dei giovani africani tra i 18 e i 35 anni intervistati dall’Afrobarometer 2023 ha affermato che l’intervento militare è giustificato quando i leader abusano del loro potere, suggerendo una certa apertura a sostenere il cambiamento politico, anche a costo di interrompere il processo democratico.

Questo potrebbe indicare che i giovani non sono solo partecipanti, ma anche agenti di cambiamento, che accelerano la trasformazione del loro continente. Solo il futuro potrà confermarlo!

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