I giganti di Lavia
I Giganti della Montagna secondo Lavia
Gabriele Lavia chiude la sua personale trilogia pirandelliana con I giganti della montagna, l’ultimo dei miti, testamento artistico di Luigi Pirandello e sintesi più alta di tutta la sua poetica. Una compagnia di teatranti guidata dalla contessa Ilse arriva alla villa detta “La Scalogna”, dove vive uno strano mago che dà loro rifugio: Cotrone, che dice di essersi fatto ‘turco’ per il fallimento della poesia della cristianità. Ma chi è Cotrone? Certamente è Pirandello stesso. Ma non solo, “è anche qualcosa di più” – scrive Gabriele Lavia nelle note di regia – “È colui che vive rifugiato o emarginato nella propria illusione che il Teatro, cioè l’arci-poesia, la poesia originaria, possa essere il Luogo Assoluto. Fuori da ogni contaminazione. Lontano da quei Giganti, da quelle ‘forze brute’, da quegli uomini (forse noi stessi!) che mettono paura solo a sentirli passare al galoppo!”.
“I Giganti della Montagna”, di Luigi Pirandello, regia Gabriele Lavia, scene Alessandro Camera, costumi Andrea Viotti, musiche Antonio Di Pofi, luci Michelangelo Vitullo, maschere Elena Bianchini, coreografie Adriana Borriello, con Gabriele Lavia, Federica Di Martino, Clemente Pernarella, Giovanna Guida, Mauro Mandolini, Lorenzo Terenzi, Gianni De Lellis, Federico Le Pera, Luca Massaro, Nellina Laganà, Ludovica Apollonj Ghetti, Michele Demaria, Daniele Biagini, Marika Pugliatti, Beatrice Ceccherini, Luca Pedron, Laura Pinato, Francesco Grossi, Davide Diamanti, Debora Iannotta, Sara Pallini, Roberta Catanese, Eleonora Tiberia. Produzione Fondazione Teatro della Toscana, in coproduzione con Teatro Stabile di Torino, Teatro Biondo di Palermo. A Milano, Piccolo Teatro Strehler, dal 27/2 al 10/3.
Deflorian/Tagliarini a Napoli
La Compagnia arriva per un’intensa settimana di spettacoli, seminari e incontri, una ‘residenza artistica’ promossa da Casa del Contemporaneo e Teatro Pubblico Campano. La prima opera in scena è Reality la cui filosofia – dove s’incrociano i temi della realtà in un reality senza show – prende spunto dall’essere anonimi e unici, speciali e banali, avere il quotidiano come orizzonte: è racchiusa tutta qui l’esistenza di Janina Turek, donna polacca, che per oltre cinquant’anni ha annotato minuziosamente ‘i dati’ della sua vita. La mole incredibile di informazioni era racchiusa in 748 quaderni, trovati alla sua morte nel 2000 dalla figlia ignara ed esterrefatta. Punto di partenza e sfondo di Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni, è tratta dalle pagine iniziali del romanzo L’esattore dello scrittore greco Petros Markaris, scritto nel 2011. Siamo nel pieno della crisi economica greca, quando vengono trovate le salme di quattro donne, pensionate, che si sono tolte volontariamente la vita. Deflorian/Tagliarini hanno circoscritto il loro immaginario tra il momento in cui le donne prendono i sonniferi e quello in cui, una ad una, lasciano la vita nell’immacolato e piccolo appartamento di periferia.
“Reality”, traduzione di Marzena Borejczuk, ideazione e performance Daria Deflorian e Antonio Tagliarini, dal 27/2 all’1/3. “Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni”, con Daria Deflorian, Monica Piseddu, Antonio Tagliarini e Valentino Villa, luci di Gianni Staropoli, dal 2 al 3/3.
Gli Spettri di Ibsen
C’è un’intuizione in Ibsen che anticipa sorprendentemente il pensiero del Novecento: l’idea che ci sia una simbiosi autolesionista fra potere e schiavitù. Tutti i grandi personaggi ibseniani sono, al tempo stesso, despoti e schiavi, carnefici e vittime. A questa condanna non si sottrae la protagonista diSpettri: Helene Alving è una donna coraggiosa, intelligente, anche emancipata, tuttavia non riesce a liberarsi dai fantasmi di una società oppressiva che si è illusa di poter controllare. In questo nuovo allestimento del regista Walter Pagliaro, il passato trova forma in quella serra che circonda la casa degli Alving: la natura si insinua progressivamente nel salotto borghese dove si svolge uno scontro mortale fra madre e figlio. “Spettri”, di Henrik Ibsen, traduzione Franco Perrelli, regia Walter Pagliaro, con Micaela Esdra, Massimo Venturiello e con Roberta Azzarone, Matteo Baronchelli, Riccardo Zini; scene Michele Ciacciofera, costumi Annalisa Di Pier, musiche Germano Mazzocchetti, luci Nino Annaloro. Produzione Teatro Biondo Palermo. A Palermo, fino al 3/3.
La Giselle del Balletto di Roma
Oggi Giselle non è più solo il balletto emblema dell’Ottocento romantico europeo, ma una danza che affonda le proprie radici nel tempo presente godendo di un diritto di cittadinanza globale. Commissionando la creazione ai coreografi Itamar Serussi Sahar e Chris Haring | Liquid Loft, impegnati rispettivamente nel I e nel II atto, il Balletto di Roma non si limita a presentare una nuova versione di Giselle capace di esplorare ancora e diversamente la follia amorosa di una giovane tradita dal proprio ideale (I atto) e l’esito mortifero del suo dolore ambientato in un mondo ultraterreno (II atto). La Giselle in scena non esplora un personaggio che contiene in sé gli opposti riassumibili nella sacra contrapposizione tra vita e morte, ma l’espressione di un sentire esteso e molteplice che appartiene alla comunità dei corpi in scena. La sua identità non è più incarnata in un ruolo, ma agisce come una lente attraverso la quale ognuno osserva il mondo intorno a sé. “Giselle”. coreografie Chris Haring e Itamar Serussi Sahar, concept development Peggy Olislaegers, musiche originali Adolphe Adam, rielaborazioni musicali Richard Van Kruysdijk, Andreas Berger. Roma, teatro Vascello, dal 26/2 al 3/3.
Paul Taylor Dance Company in tour
Grande successo per il tour che sta attraversando tutta Italia. Caposaldo della danza post-moderna made in Usa, Parsons Dance incarna alla perfezione la forza dirompente di una danza carica di energia e positività, acrobatica e comunicativa al tempo stesso. Le creazioni di Parsons, prima fra tutte la celeberrima “Caught” del 1982, portano il segno di una straordinaria teatralità e di un lavoro fisico che si trasforma in virtuosismo e leggerezza. È una danza solare, che diverte in quanto espressione di gioia, capace di trasmettere emozioni semplici e dirette, quindi estremamente accessibile al grande pubblico. La serata prevede un trittico: Airs (1978, musica diHändel), un inno alla bellezza e alla poesia; Black Tuesday (2001, musiche originali degli anni Trenta), ispirato allo smarrimento del martedì nero della borsa americana nel 1929 e infine Esplanade (1975, musica di Bach) un classico nel repertorio della compagnia, un capolavoro di ritmo e stile. A Vicenza, Teatro Comunale, il 28/2, per Danza in Rete Festival | Vicenza – Schio; a Milano, Teatro Nazionale CheBanca! dall’1 al 3/3.