I gesti di Francesco
Una visita fatta di gesti, di poche parole. Tanti sorrisi, abbracci, sguardi personali e intensi. Ad accogliere il papa nell’area verde del carcere di Rebibbia, don Sandro Spriano, da 25 anni cappellano del nuovo complesso di Rebibbia e del carcere femminile. Il prossimo 29 giugno compirà 50 anni di sacerdozio.
L’abbiamo vista sempre accanto al papa. Che impressioni ha avuto?
«È andata super bene. Il papa è venuto in un luogo dove c’è gente che soffre e che ha bisogno di amore. E lui non l’ha fatto mancare, ma ha parlato con i gesti. Non ha parlato dei problemi delle carceri, del sovraffollamento, ma ha compiuto dei gesti. Li ha abbracciati, baciati, ascoltati per dimostrare, se c’era bisogno, che Dio li ama e la sua misericordia è tutta per loro».
A Rebibbia ci sono 1500 detenuti. 350 di loro hanno potuto salutare il papa. Quali le loro reazioni?
«Nessun detenuto ha fatto richieste. Tutti hanno chiesto solo di benedire i rosari, le bottigliette d’acqua, hanno chiesto perdono. Hanno capito che dal papa ci sii deve aspettare solo gesti interiori. Ha detto poco, anche perché era stanco, ma la sua venuta è fondamentale. Tutti hanno capito benissimo che l’importante non è che il papa è bello, buono, simpatico, ma che si può collegare interiormente con Gesù Cristo».
Con che criterio sono stati scelti i sei uomini e le sei donne per la lavanda dei piedi?
«Nessun criterio. Non in base al reato, né a meriti particolari. Abbiamo deciso solo che fossero italiani e stranieri, uomini e donne».
Anche l’omelia del papa è stata breve?
«L’omelia breve è stata colmata dalla sua presenza. Non ha voluto né discorsi, né saluti. Ha preferito i gesti. Lavando e baciando i piedi dei detenuti abbiamo dovuto usare quintali di fazzoletti. Parole non ne usa, ha voluto solo gesti amorevoli e cristiani».