I fratelli minori della poesia
Traducendo Armindo Trevisan, in compagnia di lui medesimo, sotto l'arco di San Pierino, Firenze, giugno 2009
(Traducendo Armindo Trevisan, in compagnia di lui medesimo, sotto l’arco di San Pierino, Firenze, giugno 2009)
Una breve definizione della poesia? “Una lucidità intenerita”.
Lucidità, coscienza totale e limpida di sé ed una autentica tenerezza in relazione a tutto.
È chiaro che questo suppone una luce interiore, che aiuta a scoprire il meglio e anche il peggio di tutti noi.
Se la funzione poetica ha tali requisiti, come si adatterà il poeta al mondo contemporaneo, dominato dalla tecnocrazia, dalle leggi astratte ma concretissime del mercato?
Al poeta resterà la condizione di solitario che si sforza di essere solidale-solidario.
Non chiedergli di accattivarsi le maggioranze! I poeti scrivono per “minoranze immense” che gli danno non tanto il sostentamento fisico – questo lo otterranno da qualsiasi altra professione – ma il sostentamento psichico che gli viene dai loro contemporanei o – in una ipotesi affatto eccezionale – dal buon Dio.
Quanto ai più, Dio stesso liberi il poeta dalle lamentazioni.
Gli resti, come compenso delle lacrime nella pioggia, il conforto dei due fratelli minori della poesia: lo humor e l’ironia.
In qualche momento
Sono stato felice,
per essere più preciso:
in alcuni momenti.
Non saprei spiegare come accadde
questa felicità immediata
che è anche del mio corpo,
la sensazione di appartenere al mondo
di non potergli essere strappato
la sensazione di essere solo e
– allo stesso tempo –
nel cuore della moltitudine.
Ma più di tutto: la presenza di aromi
Che non stanno in alcun posto
Che sembrano esalare dalla loro essenza stessa
Come fossero ali del cuore.
In questi momenti sono buono fino in fondo
E mi sento capace di amare
La mia stessa sventura
È come se fossi vivo fuori di me
È come se la morte svenisse
Di fronte a me
(o Sonho nas maos)
Ahimè!
È una contraddizione
Per un poeta essere “orgoglioso”
Anzitutto
Ciò non è vantaggioso;
inoltre
come essere orgoglioso
di scrivere versi
che vengono letti
solamente da coloro che li amano già?
Costoro, infatti
Non hanno tempo per leggerli,
quei versi!
La lacrima
La lacrima che brilla
Negli occhi della mia amica
Non potrai vederla due volte
Accontentati di vederla
Come è apparsa
La prima volta
Nel giorno del suo pianto.
Se lei tornasse ad amarti
O ad amare un altro uomo
E se altre lacrime
Le nascessero dagli occhi
Non fingere di provare pena
Per liberarti dal tuo rimorso
Guardala bene in viso!
E se per caso piangesse
Ci sarà un solo modo per comprenderla:
piangere tu stesso!
Sempre
si piange per la prima volta!
Poema estratto da una cronaca di Manoel Bandiera
I grandi maestri spirituali del passato
Raccomandavano
Un’accurata preparazione
Per la morte.
La più bella di queste preparazioni
Fu quella di Ricardo Guivaldes:
Sentendosi morire
Chiese umilmente
Un bicchierino di whisky.
Ma come, whisky proprio in questo momento,
gli obiettarono familiari e amici..
Guivaldes si giustificò:
Adesso è arrivato il momento in cui devo parlare con DIO!