I film in sala

Il ricco cartellone delle pellicole in uscita nell'ultimo fine settimana di agosto
I film in sala

Il grande quaderno

Diretto da Jànos Szàsz (interpreti Làzlo Iker e Andràs Iker), candidato all’Oscar e a Giffoni, è un dramma inquietante sulla guerra di sempre e le sue conseguenze, specie sui giovani innocenti. I due gemelli vengono inviati dalla madre- siamo nel 1944 – dalla vecchia nonna, una donna sola e scorbutica in lite con la figlia. Vita durissima per mantenersi. La donna li picchia, i due si fortificano contro il dolore, diventano adolescenti in un mondo brutale, ma la loro forza è l’unità tra loro inscindibile: sino ad un certo punto.

La guerra intorno è più come riflesso nella loro vita e nella loro anima che descritta. Magnificamente interpretato e dolorosamente diretto, il film è uno sguardo sulla crudeltà, la devastazione della fanciullezza, la miseria degli adulti e la voglia di vita. Fascinoso, duro e commovente, dalla luce implacabile e naturale che diventa un personaggio a sé. Da non perdere.

The Partisan

Gregori è un uomo carismatico. Raccoglie donne in situazioni difficili, vive in una cittadella reclusa dalla città moderna che gli appare come una schiera di condomini anonimi.  E’ padre di diversi bambini di queste donne. Selvatico, rude, ma anche tenero e inventivo, l’uomo è un padre-padrone di un piccolo mondo che si difende dalla società attuale disumana. Gregori in particolare si affeziona ad Alexander, un bambino intelligente, sveglio, curioso, che è però un assassino addestrato perfettamente ad uccidere, uscendo dal suo ghetto, persone ben note a Gregori. Senza sentire alcun rimorso. L’ingresso di una donna col figlio cambia la situazione di questo mondo claustrofobico dal codice morale deformato: il nuovo ragazzino non ci sta alla legge della cittadella e non ama Grigori, è indipendente. Lui e la madre spariscono. Alexander prende coscienza, si risveglia in lui prepotente il bisogno di pensare autonomamente  e tante cose si sfaldano.

Diretto con ritmo incalzante da Ariel Kleiman, i l thriller vede la performance  eccezionale del ragazzo Jeremy Chabriel, dallo sguardo ora dolce ora limpido ora duro d’impressionante forza comunicativa e di Vincent Cassel che si trova il peso del film praticamente sulle spalle. Recita bene, senza gigionerie.

Film duro, dolente, inquietante. Apre risvolti riflessivi sul mondo di oggi, sulla paternità e sull’adolescenza. Da non perdere.

La bella gente

Dopo sei anni arriva in Italia il film di Ivano De Matteo. Alfredo e Susanna, felicemente sposati, sono una coppia borghese. Lei si occupa di volontariato. Mentre riposano nella casa in Umbria, scorgono una giovane prostituta ucraina picchiata dal magnaccia, e l’accolgono i n casa. Ma la presenza della ragazza, dapprima impaurita poi più libera, produce una rottura di equilibri interni. Giulio (uno scintillante Elio Germano), il figlio unico viziato, arriva e seduce la ragazza che si fida di lui. La coppia va i n crisi. Nulla sarà come prima, anche se non sembrerebbe.

Recitato alla grande da Monica Guerritore, Antonio Catania, Iaia Forte e Victoria Larchenko il racconto è un atto d’accusa amaro contro una società borghese e intellettualoide, che si compiace di fare il bene ma è all’interno assai fragile:  padri che non riescono a dialogare con i figli, marito succube della moglie, figli amorali ed un mondo maschile che vede la donna come oggetto.

Perciò i l titolo del film suona sarcastico. Nonostante i l tema, la regia è misurata, attenta alle sfumature. Resta la pietas del regista verso la ragazza sfruttata da una società fondata sull’apparenza e fondamentalmente cinica.

In un posto bellissimo

In un paese ignoto della Padania lui (Alessio Boni) è padre tenero, marito troppo silenzioso, lei (Isabella Ragonese) fioraia delicata, signora perbene ma triste. Un figlio solo, ovviamente, nel paesaggio calmo di una vita senza scosse, grigia. L’incontro con un extracomunitario africano, venditore ambulante, apre gli occhi e il cuore alla signora e succede un terremoto familiare: non gridato, ma reale, intimo in u n film fatto di silenzi, gesti e poche parole. Lui la tradisce, si pente, ritorna e lei lo riprende. Davvero? Giorgia Cecere nella sua opera seconda usa un linguaggio minimale ma terribilmente denso, che scuote mentre osserva la durezza della pianura e di un mondo fatto di apparenze.

Taxi Teheran

Vincitore dell’Orso d’oro berlinese, il film di Jafar Panahi- vietato in patria – è cinema nel cinema. Il regista si improvvisa un tassista che va in giro per Teheran, accogliendo i tipi più diversi e parlando con loro. E’ il ritratto di una società impaurita: c’è la nipotina viziatella, l’avvocato che si batte per i diritti civili, le donne, le  amiche, gli amici…Divertente ma amaro, il film non è forse un capolavoro, ma getta uno sguardo su una realtà che non si vuole far conoscere. Il che non è poco.

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