I film di Natale

Alcune pellicole da vedere sul grande schermo per le feste

Cosa scegliere  fra i prodotti superconfezionati che stanno arrivando in sala? Vedere Mary Poppin’s ritornata o l’intelligente e teatrale Capri-Revolution di Martone? Scegliere il racconto esistenziale Ben is back (una madre che insegue il figlio drogato), il musicale di successo Bohemian Rapsody, o il thriller Il testimone invisibile? Proponiamo due film diversi certamente, anche come risultato estetico, entrambi con il tocco di essere lievi e non banali.

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Per un film elegante, di gusto, ci voleva una persona dall’ironico occhio azzurro, il passo felpato, come Robert Redford nel film The old man & the gun. Parliamo di Forest Tucker, rapinatore morto nel 2004, evaso dal carcere ben 16 volte, l’ultima a 70 anni dal penitenziario di San Quintino, in California. Alto, ben vestito, modi gentili specie con le cassiere a cui fa vedere la pistola nella fondina, convince  a farsi dare i soldi, salutando e ringraziando. Niente sparatore, niente morti, per carità. Forest, cioè Redford, regala ai derubati una parola gentile, lascia le sue vittime sorprese e contente per i suoi modi da gentleman d’altri tempi. Non ruba nelle grandi banche, ma in piccoli uffici di provincia. Lo insegue John (un bravissimo, come sempre, Casey Affleck) che resta affascinato da questa personalità così originale, ma c’è anche una donna, Jewel (Sissy Spacek) che Forest avvicina per sfuggire alla polizia e poi inizia a frequentare. I due si capiscono a volo, lei vorrebbe che lui smettesse, lui promette sapendo che non lo farà mai, lei  comunque passa sopra le piccole bugie dell’uomo fascinoso.

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L’ intelligenza del regista David Lowery è di rendere veloci le scene di rapina e soffermarsi invece sul rapporto tra i personaggi . È qui che  arriva la zampata di Redford, che non nasconde  la bella faccia rugosa di ottantenne, e nelle conversazioni con Jewel distribuisce qua e là pensieri veloci sulla vita, la solitudine, l’età, i figli lontani, i sogni mai realizzati. È come se Redford parlasse a ciascuno di noi, del pubblico e ci dicesse come vanno le cose a un certo punto della vita. Lo stesso fa il poliziotto, onesto,  lavoratore, fedele,  con la moglie. È un mondo calmo, riflessivo, gentile, amante della verità e del silenzio. Esiste ancora questo mondo, in America e da noi? Non sembrerebbe. Perciò il film, diretto con gusto e simpatia, tratteggia un Redford ladro perbene che saluta il suo pubblico  con quell’eleganza sorniona e fine che lo ha sempre caratterizzato. «A me non interessa guadagnarmi da vivere – dice  Forest – , ma vivere”. Appunto,come  sta ancora facendo Redford, gustando il tempo che passa  con la levità dell’ironia.

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Genere totalmente diverso il filmone dove Arthur, detto Aquaman, è un atlantide e un uomo allo stesso tempo. Dovrà vedersela con il fratellastro cattivo del mondo acquatico che vuole il trono e farlo fuori. In mezzo, scene di combattimenti scatenati, effetti speciali raffinati, dialoghi – pochi – spiritosi e citazioni costanti, da Tom Cruise a Pinocchio e ai peplum, dai Guardiani della Galassia al Trono di spade. Jason Mamoa, il protagonista, ha infatti  lavorato in quest’ultima serie, e qui se la deve vedere con star come Willem Dafoe e Nicole Kidman che si divertono un mondo a fare il primo il consigliere-padre, la seconda la madre oceanica. Il lato interessante è che Aquaman destinato ad essere re, non lo vorrebbe proprio fare e deve spingerlo la bella Mera, che lui ama, a combattere contro i mostri. Lui ama la vita semplice, la ragazza-principessa, è poco colto, super tatuato, spiritoso. Insomma, un ragazzo americano d’oggi? Ma Arthur è sensibile all’ecologia. Questa è l’originalità del filmone: il mondo oceanico  sta morendo a causa dei rifiuti umani, bisogna allearsi con quello terrestre per evitare la catastrofe reciproca. Inutile quindi farsi la guerra sopra e sotto l’oceano. Non è male per lo spettacolo di uno che non vuol essere eroe ma deve scegliere nella vita e che deve unire i popoli tra loro, non distruggersi a vicenda. Con frasi gettate qua e là nel bel mezzo di lotte infinite, tra deserti e cittadine mediterranee (l’antica greca Atlantide galleggia nei fondi abissali), il film diretto da James Wan, funziona bene, non stanca ed ha la sua nota originale.

 

 

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