I film del weekend

In arrivo nelle sale cinema per tutti i gusti
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Ricco fine settimana al cinema. Per tutti (o quasi ) i gusti. Per gli appassionati delle ricostruzioni criminal-poliziesche (nate in casa americana e subito esportate in Europa), Michele Placido torna alla carica con “Vallanzasca”. Oggetto di prevedibili polemiche, magnificamente interpretato da Kim Rossi Stuart, ma contestato dal “vero” Vallazasca, ricostruisce vita amori carriera delittuosa del bandito lombardo. Placido si lamenta delle critiche, dicendo che in Italia viene contestato: ma i n realtà è uno dei registi attori che lavora di più…Il film si regge bene, ovviamente, perché ha un buon ritmo; ma sa un po’ di Romanzo criminale (sempre di Placido, ottimo attore, del resto).

Polemiche potrebbe anche suscitare “Kill me please” (Uccidimi, per favore) di Olias Barco, vincitore del Festival di Roma 2010. Opera di un regista belga, riflette l’anima divisa in due del paese: da un lato una certa difesa di valori, dall’altra il desiderio di oltrepassarli “modernamente”. La clinica del dottor Morte che accoglie  i pazienti vogliosi di farla finita in modo indolore è un luogo lontano dal mondo, circondato da gente ostile. Nonostante l’umorismo (in verità tetro) delle situazioni, esalta la cultura della morte. Ma c’è ben poco da ridere, dato che nel finale i pazienti si uccidono l’un l’altro: se questo è umorismo….Certo il film è girato e diretto benissimo: Barco è un gran regista. Ma il messaggio è sconcertante.

Tutt’altra cosa in un film che forse rasenta il capolavoro, La donna che canta, di Denis Villeneuve, candidato agli Oscar dal Canada. Gli effetti della guerra in Libano, ma anche di ogni guerra. La storia di Nawai, cristiana colpevole solo di essersi innamorata di un arabo, ha dell’inverosimile, eppure è reale. Il film gronda lacrime da ogni parte, fa rivivere gli orrori dei conflitto politico-religioso, non si ferma davanti alle conseguenze atroci familiari. Eppure, grazie ad una narrazione che nulla concede allo spettatore e ad attori appassionati, rimane un commosso elogio della pace e della vita. Oltre che del perdono. Da non perdere, per chi ama le storie “forti”.

Ed infine eccoci alla più pura e scorretta satira politica di Antonio Albanese, politico qualunquista in Qualunquemente”. Calabrese faceto e arrivista – ma qui la Calabria è “luogo simbolico” – il nostro politico omaggia tutto ciò che è amoralità e ignoranza, condendo il film di mille scorrettezze. Chi ci salverà da questa gente? Di una imbarazzante attualità, il film esagera, come è tipico delle satire da Plauto a Totò, ma mica tanto. Forse, chissà, riuscirà non solo a far ridere (amaro, in definitiva), ma anche a far pensare, chi ne avesse voglia.

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