I dolori di Elettra
Musica di Richard Strauss. Roma, Teatro dell’Opera.
Musica di Richard Strauss. Roma, Teatro dell’Opera.
Gli dei ci sono o no? Se ci sono, sono indifferenti ai nostri casi? Queste le domande, sempre attuali, di Elettra, pazza di dolore e di rabbia per la morte del padre Agamennone, nella tragedia di Sofocle.
Strauss, con Hugo von Hofmannsthal, ne ha tratto un dramma in un atto nel 1909. Una sequenza dialogica tra Elettra, la sorella e la madre: personaggio quest’ultimo, di vera crudeltà mentale. Ma Oreste, il fratello creduto morto, tornerà e farà vendetta. Elettra può allora danzare una danza di morte e la vita ricominciare.
La musica raffinata e cupa di Strauss commenta con le voci femminili, di un canto straziato. Grande lavoro simbolista ed espressionista, Elettra è difficile da mettere in scena. L’allestimento coprodotto con il Festival di Salisburgo è vincente. Il direttore ungherese Stefan Soltesz evoca le zone d’ombra degli archi e degli ottoni gravi senza ispessirne il suono e sovrapporsi all’ottima compagnia di canto.
La scena, di Raimund Bauer, è una parete sghemba di cemento con finestre-occhi da cui escono voci e sussurri. La regia di Nikolaus Lehohoff sottolinea con costumi anni Venti-Trenta l’aria feroce del dramma, cui solo alla fine giunge una porta di luce.