I disabili, Berlusconi e l’Italia
All’improvviso i disabili prendono il centro della scena. Silvio Berlusconi dovrà passare per un anno quattro ore alla settimana presso la Fondazione Sacra famiglia di Cesano Boscone. Così scrive il Corriere della sera: «Una volta la settimana, per almeno quattro ore consecutive, Berlusconi dovrà assicurare "assistenza" o almeno "animazione" agli anziani disabili di questa fondazione.
Il tribunale ha accolto la richiesta dell’ex premier, condannato il 1° agosto 2013 per frode fiscale sui diritti tv Mediaset a quattro anni, di cui tre cancellati dall’indulto del 2006, di poter scontare i 12 mesi di pena residua con il beneficio dell’affidamento in prova ai servizi sociali, misura alternativa al carcere e ai domiciliari, che accomuna 11646 condannati. L’anno superstite dell’indulto si ridurrà a 10 mesi e 15 giorni, perché dopo aver scontato i primi sei mesi godrà dell'ulteriore beneficio di 45 giorni di liberazione anticipata».
Entro dieci giorni Berlusconi dovrà sottoscrivere il programma proposto dal giudice e concordato con la Caritas diocesana che tra l'altro prevede: «Un impegno di quattro ore la settimana, con mansioni di animazione o di assistenza, nei limiti del possibile e compatibilmente con le sue condizioni di salute, in favore di persone ricoverate».
Io penso che prima di animare e di assistere Berlusconi debba chiedere scusa a tutti i disabili italiani dell’imponente taglio che il suo ultimo governo (2008/2011) ha prodotto sul fondo della non autosufficienza e sul fondo sociale. Un taglio di un miliardo e cento milioni di euro. Un taglio che ha prodotto dolore, sofferenza, disperazione in misura incalcolabile. Ci ricordiamo tutti le manifestazioni dei malati di Sla.
I disabili non sono degli oggetti o dei soprammobili, da spolverare ogni tanto o da usare al servizio del potente di turno in caduta libera. Sono dei cittadini, con diritti e doveri, come ogni cittadino della Repubblica. Sono costituzionalmente garantiti nel diritto allo studio, alla salute, al lavoro, alla mobilità, ad una vita degna e indipendente, ed è compito dello Stato rimuovere tutti gli ostacoli che ne impediscono una vita accessibile.
Sono la perla preziosa di questo Paese. Se un potente entra in una struttura che ospita persone disabili, deve innanzitutto chiedere perdono per quello che non ha fatto e per quello che ha fatto alle persone disabili, dimenticando i loro diritti e il loro futuro.
Dunque dovrebbe entrare in ginocchio, per riconoscere l’abbandono in cui spesso i disabili sono stati lasciati dalla politica e soprattutto da una politica che talora li ha umiliati e dimenticati. Entrare in punta di piedi, senza televisioni, senza interviste, senza la corte, senza ballerine e putti, senza ridurre una casa di accoglienza all’ennesimo teatrino della politica. La dignità dei luoghi deve impedire di trasformare tutto in uno studio televisivo. La Caritas di Milano ha la responsabilità di tutelare le persone disabili. Nessuno deve lucrare sulla loro vita. Nessuno, neanche la Chiesa deve usare i disabili, ma riconoscere in essi le piaghe di Cristo che le famiglie portano con grande dignità.
Il magistrato di sorveglianza ha il dovere e il diritto di tutelare la vita delle persone disabili da ogni tentativo di spettacolarizzazione e di strumentalizzazione mediatica. Tutto deve accadere con la massima discrezione e rispetto di ciascuno, ben oltre quello concordato tra i diversi responsabili.
Silvio Berlusconi prenda sul serio quelle quattro ore, le allunghi, faccia un passo indietro, non usi i disabili per fare campagna elettorale. Apprenda il valore del silenzio e della fatica della vita, imparando da chi lo ospita.