I dabbawala in sciopero
Gli omini con i pranzi da consegnare si sono fermati, per la prima volta da 120 anni. La lotta di Anna Hazare, pacifista di ispirazione gandhiana, contro la corruzione endemica.
Sono uno dei vanti della metropoli di Mumbai. Li si vede mettersi in moto nelle prime ore della mattina con i loro lunghi cassoni posti sulla testa protetta da una specie di sciarpa arrotolata che permette di sostenere il peso e, nei momenti caldi della giornata, asciugarsi il sudore.
Sono i cinquemila, forse più, dabbawala,gli uomini-baracchino o schiscetta per dirla in termini che gli operai della Fiat o della Pirelli e Magnetti Marelli degli anni del dopo-guerra possono capire.
Sono i protagonisti di uno dei miracoli e dei misteri di Mumbai, metropoli di 17 milioni di abitanti, lunga 70 km, che ogni giorno vede i suoi dabbawalla operare alle stazioni, per le strade, sui treni fino ad arrivare ai grattacieli di Nariman Point o di Bandra Reclamation, dove più di duecentomila persone alle 13 si trovano il loro pasto caldo, preparato nelle ore del mattino dalla moglie, consegnato sul tavolo di lavoro.
Tutto questo ogni giorno, da circa 120 anni, senza errori, o, se si vuole, con un margine di errore infinitesimale tanto che il fenomeno dabbawala è studiato dalle moderne scuole di management e di gestione dell’organizzazione.
Il dabbawala raccoglie il contenitore con il pranzo preparato davanti alla casa del destinatario, e lo porta alla più vicina stazione dei treni, dove viene smistato in base ad alcuni segni di riconoscimento dipinti sui coperchi, tutti uguali e dello stesso materiale.
In base a questo viene scaricato alla stazione più vicina all’ufficio dell’interessato e consegnato ad altri dabbawala, che provvedono con carretti al trasporto di casse di contenitori ai vari palazzi dove vengono consegnati ogni giorno in perfetto orario, ai destinatari. Questo permette da più di un secolo agli impiegati di Mumbai di approfittare del pranzo preparato ogni giorno dalla moglie.
I dabbawalla non hanno mai avuto in 120 anni una battuta d’arresto, mai un giorno di sospensione, nemmeno durante i monsoni, che spesso nei mesi di luglio ed agosto paralizzano la metropoli con allagamenti ed inondazioni. Per gli omini con i pranzi da consegnare non ci sono mai state eccezioni. In questi giorni, invece, si sono fermati.
Il motivo è quello di cui tutta l’India parla, il Lokpal Bill, la legge anticorruzione, che il governo indiano discute da anni e che non riesce ad approvare in modo soddisfacente per i cittadini e le varie classi spesso colpite dalla mancata onestà di politici, burocrati, commercianti ed organi delle amministrazioni (soprattutto giudici e polizia).
Il pacifista di ispirazione gandhiana, Anna Hazare, sta combattendo da mesi, con scioperi della fame, per una versione popolare delle nuove norme legislative, che ha ribattezzato Jan Lokpal Bill (Legge anticorruzione popolare).
Hazare è stato arrestato nei giorni scorsi mentre usciva di casa per recarsi in un luogo pubblico dove desiderava iniziare uno nuovo sciopero della fame. Con lui centinaia di persone sono state messe in carcere, salvo essere liberate dopo due o tre giorni.
Ma la gente simpatizza fortemente con le posizioni del pacifista, che metterebbero fine, se approvate a livello parlamentare, ad una piaga di cui il Paese non riesce a liberarsi, soprattutto a livello politico ed amministrativo.
Lo sciopero dei dabbawala ha avuto per questo una grande risonanza ed aggiunge un peso popolare indiscusso al moto di Hazare. Il Jan Lokpal Bill è riuscito a fare quanto nessuno aveva ottenuto in un secolo e più, nemmeno la lotta dell’indipendenza e le calamità naturali: lo sciopero dei dabbawala.