I Comandamenti secondo Benigni

Il comico toscano, da grande affabulatore, racconta a sè stesso e al pubblico la storia d'amore tra Dio e l'uomo, come un inno alla vita, alla libertà, all'ecologia, alla fede e alla storia. Ha offerto una lezione di come si fa a dire cose alte con passione e astuzia, senza cedere alle mode
Roberto Benigni

Che fosse emozionato lo si è visto. Arriva sulla marcetta inventata da Nicola Piovani, ride e scherza su Roma (“Voi che siete qui siete gli unici non indagati…”scherza col pubblico) e crea l’atmosfera piano piano, prendendola alla larga. Provocando: “Adesso per  un’ora dovete lasciarvi andare e credere che Dio c’è…”. Insomma, un invito al relax e ad ascoltare come bambini – un altro paragone che ritornerà lungo la serata- mescolato ai ricordi d’infanzia, del padre “terragno”, del prete della parrocchia e di sé stesso “piccino”.

Ma poi li affronta i Comandamenti, ancora una volta raccontando da grande affabulatore – ma quanto suda! – la storia  di Mosè. Gli piace da matti Mosè e lo racconta a sé stesso e poi al pubblico. L’impressione, anzi la certezza è che il comico parli appunto in primo luogo a sé e poi agli altri. L’entusiasmo non gli manca, racconta dell'ebreo figlio del faraone, del roveto ardente, occasione che gli serve a colpire il cuore della serata: Dio è un innamorato che cerca l’uomo, lo vuole liberare. Ecco il senso dei dieci comandamenti.

E si inizia con i primi tre: un viaggio nel centro più profondo –“Dio non è gentile, carino, è pro-fon-do”-  con una esegesi (sì una esegesi, perché Roberto è preparatissimo) molto fine,  didattica, semplicissima che arriva a colpire subito chi lo ascolta, e infatti gli applausi scrosciano spesso.

"Dio è lui solo Dio". E giù una tirata contro gli idoli “attuali: i soldi, il potere, il successo, il sesso…”. È geloso: e qui Benigni si diverte a farcelo vedere appunto così perché è un innamorato. Finchè arriva il terzo, quello delle “feste”, del “sabato”. Benigni è ecumenico, passa spesso a citare l’ebraismo, l’islam oltre al cattolicesimo -, il giorno in cui Dio “inventa il riposo”. E dopo essersela presa con le guerre in nome di Dio, ieri come oggi, si placa nella gioia di vedere che è bello una volta la settimana fermarsi a pensare, all’intimità e a gioire del mondo intorno a noi, che “Dio ha creato per noi”.

I temi ci son tutti: la fede, la storia, l’ecologia, il lavoro, la libertà. In definitiva, la vita.

Ed è quello che stupisce di più in Benigni, l’immenso amore per la vita e per l’uomo col quale riesce a tenere attaccati alle poltrone gli spettatori di Raiuno, in studio e a casa, raccontando col suo stile inimitabile e diretto tutto un altro mondo da scoprire.

Stasera la seconda puntata. È furbo, Benigni: non ha tirato fuori, come fanno tanti, papa Francesco, cadendo nel tranello dell’ovvio e della moda. Lui non ne ha bisogno: ha offerto una lezione di come si fa a dire cose alte con passione  e astuzia, e in modo diretto. Scusate se è poco!

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