I cinghiali in città
Cinghiali metropolitani. Già una volta le città erano popolate nei loro cieli da rondini, passeracci, stormi di volatili di ogni razza. Mentre al suolo vagavano gatti randagi e cani solitari. Ora non è più così, nelle nostre città vagano sui marciapiedi – oltre a cani e gatti – serpenti di varia lunghezza e soprattutto cinghiali. Si! cari miei. E non tutti sono destinati a diventare ottimo salame. L’avete mai provato il salame, lo spezzatino o il ragù di cinghiale? Ve lo consiglio, ma vedete voi. Già i cinghiali ormai li trovi ovunque: è sufficiente un po’ di verde e un rigagnolo d’acqua.
Ultimamente li incontri mischiati tra i tanti turisti in città. A Genova, ad esempio, Jimmy e Jerry e Vivien e Vittoria sono abituali frequentatori della promenade cittadina. Alcuni anni fa timidamente si sono “presentati” sulle alture di Castelletto, a Sestri Ponente, a Voltri, a Nervi. A Sturla invece si fermano, osservano, buttano un occhio verso le alture del Monte Fasce, e se gli va di fare quattro passi in città attraversano Corso Europa e si confondono nel via vai quotidiano della gente. Se no risalgono le alture e si dirigono verso le fresche verdure coltivate con maestria negli orti.
Ultimamente, sempre la città di Genova, Jimmy e Jerry e Vivien e Vittoria li ha avuti ospiti in Corso Italia. Il corso delle passeggiate, del jogging sul lungomare. Erano lì con figli al seguito. Eleganti (oddio per come lo possono essere i cinghiali), ma la loro maiala figura l’hanno fatto tutta!), e anche la nuotatina tanto per darsi un po’ di brio prima di riprendere lo struscio tra i turisti. Sono di casa ormai, alcuni genovesi gli portano cibo e loro gradiscono ben volentieri, se no, rovistano i cassonetti della spazzatura, che, dopo il loro passaggio, sono pulitissimi. Quattro passi lungo i marciapiedi, una sosta in qualche giardino all’ombra di piante di alto fusto. Essendo vanitosi, gradiscono volentieri che i genovesi e i turisti li possano osservare da vicino. Di selfie per ora non se ne ha notizia, ma chissà che presto ciò possa accadere. La nuotatina in mare all’altezza di Corso Italia è di rito. Questa è la giornata tipo di una famiglia di cinghiali metropolitani.
Ma da poco è in vigore il protocollo Regione Liguria-Comune di Genova che tratta apposta dell’emergenza cinghiali. È stato approvato la scorsa settimana dalla giunta regionale. Poco tempo dopo le prime tre vittime, sono cadute, a colpi di pallini. È accaduto a Pegli, nei giardini del parco storico di Villa Pallavicini, qui le “creature quadrupedi” hanno danneggiato alcune aiuole di piante rare, fiore all’occhiello delle visite guidate del giardino. Non riuscendo a catturarli, gli agenti alle dipendenze della Regione, hanno sparato. «Legittimo – dice l’assessore regionale alla caccia, Stefano Mai – il protocollo firmato con il Comune ha superato l’ordinanza sul benessere animale che valutava l’uccisione solo in casi estremi. Non è vero che noi vogliamo uccidere i cinghiali a tutti costi, solo non si può escludere di farlo se c’è pericolo per le persone». «Mi dispiace ogni volta che un cinghiale viene ucciso – dice il biologo e professore universitario, Andrea Marsan – ma per gli animali che arrivano in città , non c’è altra soluzione. Specie in primavera-estate quando la riserva di cibo è scarsa».
Gli amministratori cercano di capire come gestire comunque questo nuovo fenomeno. Ucciderli, creare recinti: se ne discute: di parere opposto è invece Massimo Pigono, responsabile del Centro recupero animali selvatici di Enpa a Campomorone, per lui «L’unica soluzione possibile è la cattura e il rilascio in natura, restituendo fra l’altro dignità al ruolo della ex polizia provinciale che nell’immaginario collettivo sta passando dal ruolo di baluardo a difesa della natura a quello di carnefice». Però vi assicuro che un arrosto di cinghiale è una delizia. Cucinato poi sotto un pergolato e innaffiato con dell’ottimo vino rosso, di produzione di Federico è davvero un buon mangiare.