I Cesaroni
Da anni Mediaset cercava di tirar fuori dal cilindro un coniglio acchiappascolti che potesse eguagliare il successo del Medico in famiglia della Rai. E dopo averci provato e riprovato finalmente sembra aver trovato la giusta ricetta: I Cesaroni. Come l’altro, va in onda la domenica sera, pone al centro una famiglia allargata, chiassosa ma molto unita, che non disdegna i buoni sentimenti. Tutto ruota attorno al capofamiglia, un padre bonario, ruspante e un po’ coatto (Claudio Amendola). Oste di professione, rimasto vedovo, si sposa una seconda volta con l’insegnante Elena Sofia Ricci, separata e anche lei pronta alle nozze bis. Nasce così il clan Cesaroni, emblema di un mondo che cambia: sotto lo stesso tetto, nel popolare quartiere della Garbatella, convivono cinque figli di due diversi matrimoni, complici nelle marachelle, ma anche protagonisti di storie d’amore tra fratellastri. Le vicende dei Martini erano raccontate con gusto quasi teatrale, attenzione ai dialoghi, ritmi lenti, insistiti primi piani e parco uso di location. La vita televisiva dei Cesaroni, è invece più convulsa, figlia degli spot con De Sica, dei film vacanzieri alla Vanzina, o di quelli nostalgico-adolescenziali alla Notte prima degli esami, con una camera più mobile e maggiore attenzione alla gag, al paradosso, al siparietto, al doppiosenso. Mentre il medico Rai assicurava una discreta qualità media, i Cesaroni, tutto scatti e battute mordi-e-fuggi, presentano vistosi cali. Accanto ad episodi ben scritti e meglio recitati, ne vanno in onda altri decisamente più sciatti, quasi noiosi e banali. In particolare appaiono più deboli quelli in cui ad essere protagonisti sono i teenager, mentre tutto cambia quando in scena entra il trio romanesco, vero centro di gravità della serie. I dialoghi tra Tortora, Amendola e Fassari sono il momento clou della serie. Quando ci sono loro, la quotazione dei Cesaroni sale. In loro assenza, domina il già visto.