I cattolici, la società civile e la politica

I politici hanno bisogno della società politica per poter dialogare tra di loro. Il ruolo dei cattolici: proposte che influenzino i programmi
Gente a Milano

Da soli gli uomini e le donne che siedono in parlamento o nei consigli regionali, provinciali o comunali fanno proprio fatica non dico ad andare d’accordo, ma nemmeno a dialogare. Inutile fare degli esempi, ognuno avrebbe i suoi da proporre. L’appartenenza politica è vista quasi come una fede, quindi indefettibile.

 

Quando si litiga in famiglia c’è quindi bisogno del papà, cioè dell’arbitro o del giudice, per dirimere il contenzioso di turno. Ma a volte, anzi quasi sempre, è invece necessaria la presenza della madre, oppure dell’amico che tanto spesso la sostituisce. Ebbene, in qualche modo la società civile è simile a una madre, o a un amico, che convince i figli ad andare d’accordo e a non litigare, con la persuasione dell’amore e dell’evidenza più che con i diktat e le sentenze.

Perché dico questo? Perché ora, qui in Italia, c’è bisogno di una società civile matura, che espleti le sue funzioni, che talloni chi deve decidere, cioè la politica, e che indichi obiettivi imprescindibili per l’armonia sociale all’economia e ai suoi spietati meccanismi.

 

Ho partecipato sabato 8 ottobre, al Palazzo della Provincia di Pescara, ad un convegno organizzato da una benemerita associazione abruzzese, “Articolo 3”, presieduta da Antonella Allegrino, con lo scopo di far dialogare alcuni deputati e senatori di diversi partiti attorno ad un tema impegnativo: “Cattolici e politica. Vizi e virtù alla luce del Vangelo”. Il tentativo, va detto, è andato a buon fine. Ad esempio, l’on. Rodolfo De Laurentiis (Udc) ha sottolineato come «in una destrutturazione valoriale del Paese, che ha veline e calciatori come modelli, i cattolici non debbono essere inerti. La ricostruzione morale dell’Italia si basa su una cittadinanza attiva in cui i cristiani possono essere, questa volta sì, dei modelli».

Gli ha fatto eco eco il sen. Alfonso Mascitelli (Idv), che non è caduto nella trappola della demonizzazione dell’avversario: «C’è una questione morale che dobbiamo chiarire, il buon esempio. Noi politici dobbiamo rispettare la legge più dei cittadini normali, ma accade spesso il contrario. I cattolici in primis, assolutamente. Prendendo esempio dalla società civile». Il sen. Andrea Pastore (Pdl) non ha ceduto invece alla trappola speculare della difesa ad oltranza del potente: «La Dc è stata dilaniata da forti diversità al suo interno, portando all’attuale debolezza del Paese. Ora i cattolici debbono fare delle scelte politiche precise da rispettare poi con responsabilità».

Infine, l’on. Letizia De Torre (Pd): «I vizi della politica sono inqualificabili, e mi sembra che la protesta contro la casta sia giusta e assolutamente da ascoltare. I cristiani, oltre la condotta morale, debbono portare anche il senso della direzione in cui va il mondo. E questo possono farlo soprattutto se sono impegnati non solo e non tanto nella politica, quanto nel pre-politico, cioè nella società civile».

 

La società civile cattolica è alla vigilia di incontrarsi a Todi, per discutere sul contributo che i cattolici italiani possono dare per migliorare il funzionamento e l’efficacia della politica italiana. C’è chi propugna la costruzione di un nuovo partito, chi di un movimento di pressione, chi di un “cenacolo culturale”. Non si sa come andrà a finire, anche se le indicazioni del card. Bagnasco sono in favore di un «organismo intermedio» e non di un partito cattolico. IN realtà ci sembra che un altro partito di ispirazione cattolica possa esprimere il sentire di una parte della società civile sarebbe un ulteriore fattore di conflittualità nella politica italiana, più che un elemento di coesione. I cattolici dovrebbero piuttosto cercare di spingere i politici a realizzare la salvezza dell’Italia (economica, politica, sociale e morale).

 

Come rendere possibile una vera influenza dei cattolici-cristiani sui Palazzi del potere? Non solo e non tanto entrando negli emicicli di Palazzo Madama e di Montecitorio, ma “assediandoli” con le loro pro-poste, e se necessario con le loro pro-teste, per influenzare i pro-grammi dei partiti. 

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