I cassetti pieni di Mariagloria

Fin da piccola, scruto con interesse il cielo notturno, magico, infinito, illuminato da scintillii eterni. Al mare, d’estate, prima di addormentarmi, osservo la volta del cielo, immagino il tempo trascorso, fin dall’origine del mondo, dove tutto era incandescente e informe. Vedo lo spessore delle distanze, ma non riesco ad immaginare una materia infinita. Le stelle mi sembra di sentirle, quasi fossero delle cicale notturne. Avanzo nello spazio illimitato, dopo un po’ ritorno indietro perché non riesco ad affrontarlo con il pensiero, fanno da scudo le mie paure profonde, che sono le mie certezze. All’immenso preferisco i miei pensieri finiti, intricati, ma conosciuti. Mi trovo in un labirinto, arrivo al limite tra quello che conosco e quello che non riesco più ad immaginare. Mi perdo anche in me stessa. È l’autrice stessa a spiegare con questo breve commento la genesi di Notte d’estate (vedi box). Versi che da soli le varrebbero il titolo di poetessa. Dopo due anni di lavoro,Mariagloria Gallian ha presentato una selezione di suoi componimenti poetici all’esame di maturità al liceo artistico Roccati di Rovigo, risultando promossa con un punteggio vicino al massimo: 95 su cento. Un lavoro portato avanti assieme a Cristina Ferrari, l’insegnante di sostegno che l’ha seguita in tutto il percorso scolastico (e non solo). Col suo aiuto, ha appreso a scavare nella profondità del suo essere. Ad uno ad uno, emozioni, pensieri, sentimenti hanno preso significato, forma e vigore, e si sono materializzati in parole scritte goccia a goccia con l’inchiostro della vita. A lei, non a caso, dedica parole di un affetto profondo: L’amicizia è l’ultima luce che incontro nel mio viaggio nella notte. Non è facile per me, ma ci sei tu. Non ti fermi alle apparenze, non hai paura dell’ipocrisia. Sei viva, sei un dono di luce. Un viaggio dentro la vita che Mariagloria compie con coraggio. Non sfugge il dolore, come per la morte del nonno Gino, non nasconde le lacrime. La turba l’indifferenza, che sfreccia nel magma del mio pensiero/freddato dal nulla. Lei, invece, accoglie dentro di sé a braccia aperte tutta la piena di dolore che investe il mondo.Ma anche si lascia avvincere dalla magia dei giochi d’artificio in una notte limpida d’estate. Li vede pensati da fate gioiose e birichine, ninfe del cielo, fuoco che vola, neve soffice e colorata , spruzzi di luce, sorprese matematiche. Baricentro del suo mondo poetico, è l’amore, percepito come sostanza profonda delle cose. Nel miracolo della notte di Natale, allorché s’immerge nella dolcezza/ delle mani di un bambino/ appena nato. Oppure in quello, incondizionato, che Mariagloria esprime a sua madre: Mamma, sei il mio faro perenne, il vento caldo che mi sfiora le guance, il profumo del mare che mi avvolge, la mano tesa pronta ad accogliermi . Ma chi è questa giovane poetessa, considerata tale ormai dai primi riconoscimenti ufficiali che le stanno giungendo anche a livello internazionale? Cosa nasconde dietro quello sguardo timido, che quasi ti chiede il permesso di esistere, ma che dilaga sino a toccarti nell’intimo allorché si sente accolta ed apprezzata per quella che è? Sin da piccola Mariagloria partecipa alle manifestazioni ed iniziative tipiche dei ragazzi dei Focolari, condividendone appieno l’esperienza. Come, del resto, i suoi genitori. Il primogenito, Cristiano, è chitarrista del Gen Rosso. Il papà, Carlo, è imprenditore; Patrizia, la madre, insegna arpa al conservatorio. Era l’anno 1988 – racconta Carlo – quando ci siamo trovati ad aspettare il quarto figlio. Attendevamo con gioia la nascita di una bambina sana e bella, come si era presentata ai medici dagli esami e dalle ecografie. Ma Mariagloria è nata affetta dalla sindrome di Down. Una realtà così imprevista e così grave è un colpo durissimo. I medici l’hanno comunicata prima a me – riprende Carlo -. Occorreva del tempo per preparare Patrizia. Ero nel buio e non sapevo come fare. Ho trovato la forza e la risposta nelle parole di un amico: Dio ha pensato così Mariagloria dall’eternità. Su di lei c’è un disegno d’amore irrepetibile. È sua figlia e lui ve l’affida. Sono ambedue ben coscienti che non si tratta di una malattia, o di un problema che comunque si può risolvere: è un handicap, che sarebbe rimasto per tutta la vita. Ho passato giorni di buio, vivendo questo dolore con tutte le sue sfumature, ma insieme – dice Patrizia – abbiamo sentito di dover reagire, di dover amare, ed amare significava andare oltre le nostre paure ed angosce. Da quel momento abbiamo cercato la strada perché la sua vita potesse esprimersi al meglio. Inizia il tormentato percorso della ricerca delle terapie riabilitative idonee. Inizialmente, la bambina si mostra molto lenta, quasi impermeabile agli stimoli esterni. Finalmente abbiamo conosciuto una dottoressa che aveva collaborato per cinque anni con Glenn Doman a Filadelfia. Da quel momento – continua Patrizia – si è aperta una vera possibilità di recupero. Dopo aver esaminato a lungo la nostra bambina, che allora aveva due anni ed incominciava appena a camminare, ha detto: Mariagloria ha trenta cassetti vuoti, ora tocca a noi riempirli. La dottoressa spiega ai genitori che si tratta di un metodo che mira a fornire al cervello leso, mediante appropriate tecniche, stimolazioni sensoriali in grado di intervenire direttamente sulla sede della lesione. La peculiarità di questo metodo consiste nel fatto che tutto viene svolto nell’ambiente domestico. Sotto la stretta sorveglianza degli specialisti, l’intero programma viene svolto nella stessa famiglia, con l’aiuto di amici, parenti, comuni volontari che offrono qualche ora del loro tempo libero a disposizione del bambino.Nel caso di Mariagloria, inizia la terapia di gruppo per riempire i cassetti, ed i risultati non tardano ad arrivare. La nostra casa – dice Patrizia – in tre anni ha visto passare decine di giovani che hanno arricchito ed allargato la nostra famiglia. Gloria doveva apprendere in anticipo rispetto agli altri suoi coetanei, in modo da colmare lo svantaggio causato dall’handicap . Così, a cinque anni la piccola sa leggere e scrivere, a sei giocare col computer e alle elementari come profitto è nella media della classe. La appassiona molto la lettura, prima dei giornalini e poi dei libri. Un giorno Mariagloria vede piangere Mariachiara, la sorellina più grande, perché la mamma l’ha sgridata avendola trovata a leggere un giornale non adatto alla sua età. Si ferma pensosa e poi dice alla sorella: Chiara, tu sei buona e devi leggere i giornalini che leggo io. E, poi, vedi, ci sono profumi da uomo, da donna e da bambino. Questo non è adatto a te. Certo, dice ancora Patrizia, a scuola qualche volta è stata dura. La sua eccessiva timidezza rischiava di aggiungere handicap all’handicap. Sempre però abbiamo trovato persone che l’hanno sostenuta ed incoraggiata, ed i risultati si sono visti. Con Cristina in particolare, l’insegnante di sostegno al liceo artistico. Un giorno ci ha mostrato alcune poesie che nostra figlia aveva scritto in classe, ed è nata l’idea di mandarne alcune a qualche concorso a livello regionale e provinciale: Mariagloria è stata sempre tra i segnalati. Era simpatico vedere quando, al momento della premiazione, la giuria veniva a scoprire che si trattava di una ragazza speciale… . Nel frattempo, la ragazza si dedica anche allo studio del pianoforte, dell’arpa, alla pittura su vetro, seguendo gli insegnamenti dell’architetto Luciano Rizzo. Partecipa ai concorsi per giovani arpisti e, con il nuoto, si piazza alle Paralinpiadi nazionali vincendo una medaglia d’oro, una d’argento e due di bronzo. Mariagloria, veramente, ha potuto riempire bene i suoi cassetti, con l’aiuto di tanti, soprattutto della sua famiglia. Ora l’aspettano nuovi traguardi. Finito il liceo, vorrebbe mettersi alla ricerca di un lavoro, come tanti ragazzi della sua età. Saprà trovarlo, in una società che finalmente non abbia paura della diversità, ma che l’accolga come una risorsa? Notte d’estate Nero lo spessore lavico del cosmo, sento il cicalio delle luminescenze. Scudi di profondità, frange d’infinito, dedali eterni. Mi perdo.

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