I campioni della porta accanto

Kostner, Hanyu, Cappellini e Lanotte: i Mondiali di pattinaggio si concludono nel segno di Italia, Giappone e delle loro stelle dalla faccia pulita
Anna Cappellini e Luca Lanotte

Equilibrio, eleganza, armonia. Semplicità, solarità, freschezza. C’è tutto questo – e molto altro – nei sorrisi di Anna Cappellini, Carolina Kostner e Luca Lanotte, gli azzurri saliti sul podio ai Mondiali di pattinaggio di figura terminati nel weekend a Saitama (Giappone). Sorrisi, sì, e anche un pianto a dirotto della 27enne comasca quando, subito dopo il programma libero di danza su ghiaccio, ha realizzato di avere conquistato un’inattesa medaglia. Ancora non sapevano, Anna e Luca, che i canadesi Kaitlyn Weaver ed Andrew Poje gli sarebbero finiti dietro per soli due centesimi di punto, quattro in più rispetto ai francesi Nathalie Péchalat e Fabian Bourzat. Una gara incredibile, quella della Super Arena, con i quarti classificati e grandi favoriti della vigilia – i russi Elena Ilinykh e Nikita Katsalapov, medaglia di bronzo alle ultime Olimpiadi – finiti quarti a un punto e cinque centesimi dall’oro. Un’inezia.

Vero, alla rassegna iridata giapponese mancavano le coppie nordamericane (gli statunitensi Davis/White e i canadesi Virtue/Moir) dominatrici dell’ultimo quadriennio e ritiratesi dopo i Giochi di Sochi, ma la sostanza non cambia: Anna e Luca hanno compiuto una vera e propria impresa, conquistando il terzo oro italiano nella storia dei Mondiali dopo quelli di Barbara Fusar Poli e Maurizio Margaglio (danza, Vancouver 2001) e di Carolina Kostner (artistico femminile, Nizza 2012). Una stagione indimenticabile per loro, sul tetto iridato e continentale nonché reduci da un onorevolissimo sesto posto olimpico. Uno shock – come hanno loro stessi dichiarato – questo oro mondiale, il giusto premio a due ragazzi tanto semplici quanto straordinari, due campioni “della porta accanto”: un esempio per le giovani generazioni.

Che somiglianza, di classe e di stile, con Carolina Kostner, la divina del nostro pattinaggio che ha chiuso la stagione – e probabilmente la carriera – con il sesto podio iridato in carriera (il quarto consecutivo), il 26esimo nelle 26 gare alle quali ha partecipato nell’ultimo quadriennio. Basta questo record, difficilmente superabile, a cancellare qualsiasi tipo di delusione per un bronzo che sarebbe potuto essere oro se il programma libero della 27enne bolzanina non fosse stato sporcato da alcuni errori negli elementi di salto. Poco male, perché l’oro della beniamina di casa Mao Asada e l’argento della giovanissima russa Julia Lipnitskaia danno vita a un podio di enorme spessore, e perché il sorriso di Carolina è quello di sempre, quello che abbiamo imparato a conoscere in tutti questi anni. «Voglio mostrarmi per quella che sono – aveva detto la Kostner alla vigilia del programma libero –: non una donna o un’atleta perfetta, ma una che in tutti questi anni non s’è mai tirata indietro, che ha saputo rialzarsi anche nei momenti più difficili. Ho realizzato i miei sogni di bambina, e la lezione più importante che ho imparato è che per arrivare a certi risultati occorre avere pazienza. Ma anche che i risultati non sono tutto: anzi, sono ben altri i parametri con i quali una pattinatrice o una persona deve essere giudicata».

Chapeau a te, Carolina, chapeau ad Anna e Luca, e chapeau anche al giapponese Yuzuru Hanyu, oro nell’artistico maschile dopo il trionfo alle Olimpiadi. Un ragazzo che ha vissuto in prima persona il dramma dell’11 marzo 2011 e che ha utilizzato il proprio talento e la propria sensibilità per organizzare spettacoli di beneficenza in favore dei familiari delle vittime del terremoto e del conseguente tsunami. Giù il cappello, e applausi a scena aperta.

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