I campi della solidarietà

Articolo

Stiamo per inaugurare il campo sportivo costruito con il vostro aiuto: i 450 allievi della scuola e gli insegnanti sono qui in festa! Il telefono satellitare rende gracchiante il timbro della voce di Nelson Porto Alegre, direttore del college di Fontem, nella foresta del Camerun, ma non nasconde l’emozione delle sue parole. Il college di Fontem, il villaggio dove dagli anni ’60 è presente il Movimento dei Focolari, festeggia 40 anni di vita: nel college, da tempo riferimento formativo scolastico apprezzato non solo in Camerun, da un paio d’anni, grazie a Sportmeet, la rete di sportivi voluta da Chiara Lubich, si insegna e si pratica anche lo sport, dal calcio al basket, alla pallamano. Lo sport deve diventare uno strumento essenziale per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del mondo aveva auspicato Kofi Annan in veste di Segretario Generale delle Nazioni Unite nel promuovere il 2005 come anno internazionale dello sport e dell’educazione fisica. Ed Adolf Ogi, suo consigliere speciale per lo sport, aveva aggiunto: Lo sport è uno strumento vitale per costruire un mondo migliore. Desideriamo cittadini in buona salute e istruiti in ogni continente. Desideriamo lo sviluppo. E desideriamo la pace. Possiamo realizzare questi obiettivi con lo sport. Aspettative importanti, annebbiate forse in parte dalle contraddizioni dello sport professionistico di oggi, la commercializzazione e la spettacolarizzazione esasperate, l’agonismo precoce, il doping, la violenza, il razzismo. A testimoniare però che lo sport, a determinate condizioni, può rappresentare un percorso formativo originale ed efficace dei singoli e delle comunità sono oggi diverse organizzazioni non profit, fra le quali Sportmeet, che promuovono la pratica sportiva in campi profughi, in aree devastate da conflitti, in zone in via di sviluppo o di degrado sociale. Le forme di impegno e le forme di sostegno per garantire il diritto al gioco ed allo sport sono espressione della tipica creatività che anima lo sport. In questi anni a Fontem non sono arrivati solo aiuti economici e materiale sportivo, ma è iniziata la formazione culturale di alcuni insegnanti, anche grazie alla presenza in Camerun, per sei mesi, di Cristiano Sias, un qualificato istruttore sportivo volontario italiano. A sostenere economicamente il progetto stanno pensando gli amici di Rino Persico, per ricordare così lo scomparso tenace promotore del basket ad Avellino, un gruppo di giovani dell’Umbria che ogni anno organizza Pallavolando, una 24 ore no-stop di pallavolo a Perugia, gli organizzatori di una nuova, suggestiva, mezza maratona a Rapallo. Sempre in Camerun, a Fonjumetaw, sta invece per partire la costruzione di un campo di calcio, auspicato dagli abitanti del villaggio come centro d’aggregazione e motore di un più complessivo progetto di sviluppo. Questa volta a sostenere il progetto di Sportmeet sono stati gli Inter Club, i gruppi di tifosi nerazzurri organizzati, del Trentino – Alto Adige, corrispondendo con particolare generosità alla tradizionale lotteria natalizia. Dopo aver regalato scudetti già vinti, i nerazzurri regalano palloni e magliette. Sempre la squadra dell’Inter, con la propria attività sociale denominata InterCampus, è coinvolta nel progetto di un altro campo sportivo di Sportmeet, in una favela di Recife, con il rilevante supporto, anche qui come a Fonjumetaw, dell’Assessorato allo sport ed alla solidarietà internazionale della Provincia di Trento. Se le adozioni a distanza di bambini sono ormai una realtà consolidata e diffusa, originale è l’idea dell’adozione a distanza di una squadretta di calcio: è questa la formula scelta dalla squadra professionistica del Benevento F.C. per rispondere ad un padre di famiglia che da Villa Esperanza, quartiere con grave disagio sociale della periferia di Bogotà in Colombia, aveva chiesto aiuto a Sportmeet per togliere dalla strada i ragazzini che già a 10 anni spacciano cocaina. I ragazzi del quartiere, divenuti fedeli e costanti negli allenamenti, indossano con orgoglio le divise giallo-rosse della squadra della Campania e sono diventati un preciso punto di riferimento nel quartiere: il loro è l’unico club del comune, che conta più di 800.000 abitanti. Ora anche altri ragazzi vogliono aggiungersi ed il sogno è quello di iscriversi presto alla lega regionale. Altri analoghi progetti sportivi sono attivi anche nella Repubblica Democratica del Congo, in Argentina e nella Repubblica Dominicana. A Santo Domingo è aperta da anni una scuola in un quartiere a rischio: il suo nome è Cafè con Leche (caffelatte) per indicare che i bambini possono avere un colore della pelle più o meno scuro a seconda della propria origine. Cinquecento sono i bambini che frequentano la piccola scuola, in due turni, al mattino ed al pomeriggio, ma senza poter disporre di uno spazio aperto per il gioco e lo sport. I genitori di Pasquale Ferraro, un ragazzo morto un paio d’anni fa, a soli 19 anni, per un incidente aereo, hanno voluto fare proprio il desiderio di questi bambini e sostenuti dalla loro comunità di Lausdomini, frazione di Marigliano alla periferia di Napoli, hanno iniziato a raccogliere fondi per acquistare un terreno, realizzare un muro di sostegno, costruire un campo polisportivo. Per la primavera, quando si inaugurerà il campetto, c’è già fermento perché in molti vogliono attraversare l’Atlantico per non mancare all’appuntamento. Obiettivo comune dei progetti sportivi di Sportmeet, non è solo offrire opportunità sportive a chi non ne dispone, ma costruire una robusta rete di azioni che promuovano una nuova cultura sportiva e mettano in moto la solidarietà, quella che nello sport non è mai mancata.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons