I burattini di Mozart
41a Stagione lirica. Jesi, Teatro Pergolesi. Quante volte s’è sentito e visto il mozartiano Flauto magico. Abbiamo assistito ad edizioni diligenti, irriverenti, stravaganti. Mozart è difficile, ma pochi sembrano rendersene conto, per cui si affida talvolta l’opera a registi che non amano la musica o il canto ma solo sé stessi o a direttori che l’eseguono come fosse Rossini. Il fatto è che Amadeus è anche semplice. Non semplicista. Il Flauto non è una favoletta condita con un pizzico massonico, non è la Regina della notte o Sarastro, Papageno o Tamino e Pamina. Il Flauto possiede un quid ove coesistono il misterioso e il popolare, un qualcosa di vicinolontano, fanciullesco e saggio come Mozart che nel 1791, quasi alla vigilia della morte, gioca con il destino e la vita: sorride, perché quando fa musica, entra nel mondo dove la fantasia riunisce in un solo lume il serio e il faceto, la filosofia e la commedia. L’ha ben capito Eugenio Colla, allestendo uno spettacolo delizioso dall’inizio alla fine con le luci vivide, i costumi da favola, il ritmo incisivo di chi, abituato con le marionette, sa che bisogna essere essenziali per far gioire la musica e l’ascoltatore. Una regia sciolta, fresche invenzioni – i tre genietti sospesi per aria in un carrello aeroplanato -, gli animali che occhieggiano nel bosco o nel tempio. Dimezzati i recitativi, l’opera corre veloce: Diego Fasolis dirige in modo grintoso (qualche dolcezza in più nel suono non avrebbe guastato…) l’Or – che stra da Camera europea, precisa negli stacchi come un orologio. I cantanti poi, giovani, qualcuno assai promettente (il Papageno di Filippo Bettoschi, la Pamina di Sofia Soloviy), si sono divertiti nel gioiello che è il teatro di Jesi. A riprova che spesso è nei cosiddetti centri minori che si fanno cose fresche, accattivanti. Senza eccessi di apparati, cervello e fantasia si ingegnano ed escono prodotti di qualità. Si sarà divertito Mozart nel regno dei cieli? Speriamo. La sua opera è ancora quanto mai viva: diverte ma, fa pensare, e spinge ad una considerazione ottimistica dell’esperienza uma na: la luce vince sulle tenebre. Lo ha rivelato l’esecuzione jesina, cesellando quel discorso serio che Amadeus sciorina nel suo Singspiel, senza che il pubblico, incantato dalla piacevolezza delle arie e degli strumenti magici, dall’orchestra vaporosa, se ne avveda. Mozart ha l’arte sublime di rendere facile e popolare ciò che è più difficile: il simbolo. Il Flauto infatti non è forse metafora della vita che ognuno può scegliere e della voglia matta dell’uomo di essere perfetto e felice? FLAUTO IN CD E VIDEO 942. Ezio Pinza, Jarmina Novotna. Metropolitan New York, dir. Walter, Walhall WHL 2. 1951. Anton Dermota, Wilma Lipp. Wiener Philarmoniker, dir. Furtwangler, Emi. 1972. Kurt Moll, Edda Moser. Orchestra di Stato della Baviera, dir. Sawallisch, Emi. 1991. Peter Schreier, Luciana Serra. Staatskapelle, dir. Davis, regia Groot, Philips.