I beni delle mafie fruiti dalla comunità

Dal social market di via Leoncavallo agli appartamenti a disposizione di persone in difficoltà: i beni sottratti all'illegalità e riconvertiti per finalità sociali assumono un'importanza sempre più rilevante nella costruzione della coesione del territorio milanese
Abbazia di Chiaravalle

Una proprietà situata nell’area dell’abbazia di Chiaravalle, composta di due tipiche grandi case lombarde, di un vasto giardino con frutteto e un terreno agricolo di oltre venti ettari. È l’ultimo “colpo” del comune di Milano alla mafia, che in Lombardia imperversa e spadroneggia ormai in tutti i settori economici.

Proseguire con decisione sulla strada della legalità e della lotta alle mafie con la confisca dei beni è ormai cronaca che si ripete. Negli ultimi giorni, assieme al terreno e alle due case agricole in zona Chiaravalle, sono stati confiscati anche otto appartamenti e quattro box sparsi in tutta la città. Questi beni, appartenenti a famiglie e a cosche mafiose, saranno messi dal comune a disposizione della collettività per finalità sociali.

Le realtà interessate – comunità, enti e associazioni – potranno candidarsi entro il 28 ottobre alla gestione del complesso immobiliare nell'area dell’Abazia di Chiaravalle, mentre per gli altri dodici beni la scadenza per richiederne l’assegnazione è fissata al 30 settembre.

Il complesso di Chiaravalle, gli alloggi e i box si aggiungono alle 130 proprietà sequestrate e confiscate alle mafie e assegnate finora dallo Stato al comune di Milano. «Il complesso di Chiaravalle – spiega l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino – sarà destinato a progetti per famiglie in difficoltà e a occasioni di socialità per la città. In più, mettiamo a disposizione anche degli appartamenti che verranno utilizzati per ospitare coniugi separati e donne vittime di violenza e abusi».

Per l’assessore, l’utilizzo dei beni sottratti all’illegalità ha una funzione sempre più rilevante nella costruzione della coesione sociale. In autunno, verrà messo al bando un altro gruppo di beni e aprirà il social market di via Leoncavallo, che permetterà alle famiglie in gravi difficoltà economiche di acquistare prodotti di prima necessità a prezzi calmierati. Anche il social market ha sede in un bene confiscato, appartenuto a una persona di spicco nel traffico di droga tra Milano e Palermo.

Proprio il social market si presenta come la nuova frontiera della solidarietà milanese. Un luogo dove chi è davvero in gravi difficoltà economiche potrà recarsi per fare la spesa gratis o pagando prezzi molto più bassi rispetto a quelli di mercato. In cambio, chi vorrà potrà offrirsi come volontario. Pane, latte, prosciutto, biscotti, bevande. Cibi di prima necessità, in particolar modo, ma anche indumenti o altri generi essenziali.

Così anche Milano, sulla scia di altre città italiane, avrà un supermercato sociale, dove un pacco di biscotti potrà costare 43 centesimi, e un succo 13. Il progetto è in linea con la promozione di iniziative di mutuo aiuto contenute nel Piano di sviluppo del welfare annunciato da Palazzo Marino. Il comune, però, fa anche molto affidamento sulla generosità dei cittadini. E qui la generosità dei cittadini si sa, è lodevole. Basti pensare che per l’emergenza freddo dell’inverno scorso, in una sola giornata, l'amministrazione è riuscita a raccogliere 17 mila coperte per i clochard e, in un'altra, 7 mila libri per detenuti e senzatetto. A novembre, invece, è in calendario l’appuntamento con la seconda edizione del Festival dei beni confiscati alle mafie.

 

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