I beati coniugi Martin pellegrini verso Milano

I genitori di santa Teresa di Lisieux all'incontro mondiale di Milano: l'urna con i loro resti testimonia la bellezza di un rapporto e di un luogo di accoglienza e di amore come può essere una famiglia
Reliquie coniugi Martin

In una fredda serata di maggio arrivano senza troppo rumore, nella via davanti al duomo di Villafranca, presso Verona. Sono i beati genitori di santa Teresina di Lisieux, beatificati nel 2008 e in pellegrinaggio fra le parrocchie e le realtà più diverse del mondo. La loro urna, impreziosita dall’affetto filiale di tanti, macina sapientemente chilometri e chilometri, accompagnata  dall’indomabile padre carmelitano Antonio Sangalli, per arrivare soprattutto alle famiglie, vocazione preferenziale e severa passione spirituale. Raggiungono, anche loro, come pellegrini pazienti e fedeli, la prestigiosa sede del VII Incontro mondiale delle famiglie a Milano.

Chi più di loro oggi, in questa fetta di secolo, parla al cuore di genitori scoraggiati, di figli delusi, di famiglie ferite, incredule, e di educatori alla ricerca di ponti, di basi solide, straordinarie nella normalità, su cui fondare la loro testimonianza e la loro speranza?

Eccoli giungere fra la sorpresa della gente per strada e l’attesa commossa di tanti che hanno riempito il Duomo: la piccola automobile che  porta anche la loro effige, parcheggia davanti alla scalinata. Ad attenderli anche le autorità della cittadina, che nell’intervento di accoglienza del sindaco, riconoscono, denunciando accoratamente la crisi di valori che sottende al fallimento di tante famiglie, l’immenso bisogno di testimonianza, di riconoscimento di forza, di coraggio e di speranza, che devono caratterizzare la famiglia, così spesso dimenticata, oltraggiata, spenta e svalorizzata.

Dopo le celebrazioni  la gente accompagna  l’urna in fiaccolata fra le strade della bella cittadina veneta, toccando i luoghi della vita e della sofferenza: il convento, l’ospedale, i luoghi del lavoro e una famiglia, dove tutti potranno fermarsi per vegliare tutta la notte. Certo, una famiglia un po’ speciale quella di Silvia e Giovanni Garbujo, che ha aggiunto ai suoi quattro figli naturali, altri figli accolti in una vocazione di gratuità, in un progetto accompagnato alle “Famiglie per l’Accoglienza”.

La peregrinatio dei beati coniugi Martin è un aiuto, un’occasione per guardare e testimoniare la convenienza umana che emerge con forza dall’unità tra la fede e la vita. I coniugi sono invitati a vivere questo loro rapporto nell’esperienza quotidiana fatta di piccole cose in cui si è chiamati a dire il proprio sì. L’attenzione a ogni membro della famiglia, il preparare da mangiare, il tenere in ordine la casa, la fatica del lavoro sono lo spazio in cui sperimentare tutti i giorni che il bene promesso è possibile ed è dentro la normalità della vita.

Come può una famiglia non essere schiacciata dalle circostanze, dalla fatica del vivere, dalle incomprensioni al suo interno? Come può il rapporto tra i coniugi non corrompersi ma  rinnovarsi nel tempo? La vita familiare rivela che l’amore tra l’uomo e la donna deve affrontare un paradosso: due infiniti si incontrano con due limiti. Due bisogni infiniti di essere amati si incontrano con due fragili e limitate capacità di amare. E solo nell’orizzonte di un amore più grande non si consumano nella pretesa e non si rassegnano, ma possono camminare insieme verso una pienezza della quale l’altro è segno.

Nella vita dei beati Zelia e Luigi ciò che colpisce è  come loro si sentano guardati ogni istante dal Signore e  come si siano consegnati a questa presenza. Attraverso il loro sì viene svelata la propria vocazione, il vero bene per sé e per i figli, scoprendo il senso della vita e la passione per ogni cosa. Nell’esperienza del matrimonio viene indicata come prospettiva l’essere definiti non dai limiti, chiaramente presenti, ma dal riconoscimento di questo sguardo buono, vivendo con gratitudine e letizia quella che è una reale preferenza che Dio ha per ciascuno di noi. Questa certezza di essere amati permette ai coniugi di vivere la famiglia come un luogo di bene, di poter testimoniare ai figli e al mondo quella gratuità e misericordia di cui papà e mamma si sentono oggetto. 

L’uomo ha bisogno della famiglia?  Sì, ognuno di noi ha bisogno di un luogo dove poter essere amato e stimato, dove poter amare e stimare. Allo stesso modo una famiglia ha bisogno di altre famiglie, ha bisogno di luoghi di amicizia e di testimonianza di quel sì al Signore che rende lieta la vita.

Per questo siamo grati al Signore che ha chiamato i coniugi Martin a questo cammino di santità all’interno della loro famiglia; siamo grati al santo padre che chiama a raccolta attorno a sé le famiglie di tutto il mondo; siamo grati alla  Chiesa e ai nostri sacerdoti che indicano i Martin come modello virtuoso da seguire; siamo grati a ciascuno di noi, suo popolo, che attraverso la devozione e la preghiera ci aiutiamo a custodire il desiderio di santità che il Signore ci ha posto nel cuore.

Teresa, ultima figlia – la più famosa – di Zelia e Luigi, scriveva all’Abbè Belliere il 10 agosto 1897: «Credo che i beati abbiano una grande compassione delle nostre miserie; si ricordano che, essendo stati come noi fragili e mortali, hanno commesso gli stessi errori, sostenute le stesse lotte, la loro fraterna tenerezza diventa ancora più grande di quanto non lo fosse sulla terra. È per questo che non smettono di proteggerci e di pregare per noi».
 

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