I baschi aspettano Olentzero
La data della nascita di Gesù è stata occasione d’innumerevoli calcoli durante i primi secoli del cristianesimo, ma alla fine s’impose la tradizione più diffusa di fissarla in modo fisso per il 25 dicembre senza seguire i cicli lunari, come per la Pasqua. Nel fissare queste feste non si esclude una certa assimilazione culturale. Per il Natale, almeno nella sua dicitura, il rimando alla festa romana del Natalis Invicti, che raggiunse grande popolarità verso il 270, è accertata, anche per il peculiare simbolismo. Crisostomo scriveva in proposito: «Nostro Signore nasce nel mese di dicembre, nell’ottava prima delle calende di gennaio. Ma loro lo chiamano la “Nascita dell’Invincibile. Chi più invincibile del Nostro Signore? E se loro dicono che è il giorno della nascita del Sole, Lui è il Sole di giustizia».
Se parliamo di assimilazione culturale, cioè, di dare un contenuto cristiano a tradizioni già esistenti, nei Paesi Baschi le feste natalizie, in origine, non hanno nulla a che fare con la nascita di Gesù. È il caso dell' Olentzero, un personaggio della cultura basco-navarra che sopravvive tutt'oggi come il gentile carboniere o mercante che scende dai boschi per portare i regali ai bambini. Talmente radicata è la sua figura che il comune di Bilbao dedica a lui uno spazio nel suo portale web ufficiale.
«Si avvicina Natale – si legge – e Olentzero scende a Bilbao per salutare le bambine e i bambini, raccogliere i loro desideri e portare loro i regali che si sono meritati». In realtà, anche se ci sono pochi dati in merito, sembra che l’origine di questo personaggio si trovi nelle celebrazioni precristiane del solstizio d’inverno, quando la rinascita della natura era associata all'allungarsi dei giorni.
Dunque, Olentzero era rappresentato come un vecchietto ubbriacone a simboleggiare il tempo passato, che in certi casi finiva nel fuoco. Con diverse varianti, la tradizione si conserva in tante località dei Paesi Baschi, in Navarra, ma anche nelle provincie di Burgos e La Rioja. Uno storico basco del XVII, Lope de Isasti, avanzò l’ipotesi che il nome potesse derivare da «onen» (buono) più «zaro» (tempo), cioè, «tempo delle cose buone», ma altri preferiscono «tempo dei buoni». Lo scrittore della Generazione del 98’ Pío Baroja non ha proprio un bel ricordo del personaggio: «Era un gigante che scendeva dal camino con la faccia fuligginosa, gli occhi rossi e un’aria fiera». Oggi durante le passeggiate nei centri storici ci si imbatte spesso in un grande pupazzo vestito ne modo tradizionale che chiede fondi per speciali fini benefici. Oltre ai regali quindi, Olentzero è l'immagine della solidarietà.