I bambini vanno rispettati
«In un mare di parole lette sui giornali o ascoltate, a corredo delle immagini, in televisione sul caso del bambino di Padova portato via dalla scuola, ci pare, come “Famiglie separate cristiane”, associazione che da oltre 20 anni si occupa di separati, che non sia stata colta l’essenza del problema.
Non conosciamo le motivazioni della sentenza e per questo non esprimiamo alcun giudizio di merito: però dobbiamo ritenere che una sentenza così grave abbia motivazioni altrettanto gravi e giustificate.
Esprimiamo tutta la nostra indignazione, invece, e con forza, per le modalità con cui il bimbo è stato portato via.
Modalità inqualificabili dal momento che per il prelievo di un bambino esistono delle prassi già applicate in altri casi analoghi: viene fatto in ambiente protetto all’interno dell’istituto scolastico alla presenza di operatori sociali qualificati oltre, se del caso, di agenti che però devono essere professionalmente addestrati.
Sempre il buon senso, che gli adulti spesso non hanno, vuole che ad un bambino prima si parli, lo si metta al corrente di ciò che “deve” essere eseguito,lasciandogli il tempo necessario per non affrontare in modo traumatico una scelta per lui già difficile da capire: non poter stare più con la madre e, in questo caso, neanche col padre, per andare in un ambiente che non conosce e dove non conosce nessuno.
Il video trasmesso da molte trasmissioni televisive parla chiaro: la brutalità con cui il bambino è stato strappato per essere affidato ad una casa protetta ha dell’allucinante, “metodi da Gestapo” urlava la zia mentre il bambino faceva resistenza, e ancora più sconvolgente è stata la risposta dell’agente di polizia. La quale rispondeva alla parente incredula per quanto stava registrando col telefonino: “io sono un agente e lei non è nessuno”.
Qualunque persona di buon senso non avrebbe agito con la violenza che abbiamo visto. Le sentenze vanno applicate con umanità, specie se al centro della disputa c’è un bambino di dieci anni.
L’educazione di un minore è un diritto di entrambi i genitori e le sentenze del Tribunale non devono mai andare a scapito del minore.
Il bambino poteva essere chiamato “fuori dalla classe” e non lasciato “solo nella classe” e, invece di parlargli lo si preleva come una bestia che deve essere condotta al macello. Quali sono stati e quali saranno i commenti dei compagni? Cosa resterà nella mente del bambino nei prossimi giorni e nei prossimi anni?
…Vogliamo con questa lettera far sentire la nostra voce e quella dei nostri figli, figli di genitori, e famiglie, separati.
Una ultima amara considerazione: quanti anni ci sono voluti per applicare la sentenza del giudice e per applicarla poi in questo modo…».
Ernesto Emanuele
“Famiglie separate cristiane”