I bambini innanzitutto
Si è svolta a Parma dal 10 al 12 marzo la V Conferenza paneuropea su ambiente e salute. 53 Paesi hanno preso l'impegno ad agire sui numerosi fronti compresi in questa tematica, con un'attenzione particolare al benessere dei più piccoli.
Fra meno di dieci giorni in Italia “dovrebbe” arrivare la primavera: normalmente il 21 marzo segna lo spartiacque tra la stagione invernale e l’inizio di un nuovo periodo prossimo alle vacanze estive, ai giorni di riposo. Le ore di luce aumentano e la vita vegetale e animale riprende con più grinta, gli animali escono dal letargo. “Dovrebbe”.
Scrivo queste cose e mi affaccio alla finestra: il mio sguardo si perde nei centimetri di neve che circondano la mia abitazione, in cortile un pupazzo di neve mi sorride col suo cartello ormai obsoleto“Buon Natale”. Ritorno per un attimo ai pensieri precedenti e mi accorgo che, sebbene il calendario mi indichi la prossimità della Pasqua, il tempo atmosferico mi ricorda Jingle bells. I telegiornali parlano di Italia sotto la tempesta di neve con un’infinità di disagi, scuole chiuse, incidenti stradali: una situazione apocalittica. Eppure tutto questo era stato anticipato dai metereologi, che avevano preannunciato il brusco cambiamento atmosferico in tanti paesi dell’Europa centrale. Perché allora non ci siamo preparati? Non credevamo che in poche ore la temperatura potesse subire un calo così forte? Alcuni amici mi raccontavano di aver già effettuato il cambio di stagione, cioè avevano riposto i maglioni di lana per passare a quelli di cotone. Sembra tutto simultaneamente assurdo e tutto normale: oramai sono diversi anni in cui si parla di effetto serra, di sostanze nocive nell’aria, d’inquinamento atmosferico, di cambiamenti climatici e, senza riuscire a capirne molto, viviamo all’interno di un processo che, sembra, non ha via di ritorno.
A Parma, però, si son dati appuntamento i ministri di 53 Paesi europei e dell’Asia centrale per interrogarsi su come proteggere in modo particolare la salute dei bambini in un ambiente così vulnerabile e soggetto a continue trasformazioni. A capo di questa conferenza, la quinta a livello ministeriale su ambiente e salute, c’è l’ufficio europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità: organizzazione che si trova dinanzi a sfide sempre maggiori, in quanto è scientificamente accertato che la nostra salute è oggi più che mai soggetta alle contaminazioni e ai cambiamenti dell’ambiente in cui viviamo. Giusto per dare qualche cifra, è possibile dire – dati forniti dall’Oms – che il 24 per cento delle malattie ed il 23 per cento delle morti nel mondo sono attribuibili ai fattori ambientali, così come più del 33 per cento delle malattie nei bambini al di sotto dei 5 anni. L’impatto dell’ambiente è inoltre amplificato da ridotte risorse finanziarie, crescenti diseguaglianze socioeconomiche e di genere, eventi climatici estremi più frequenti.
Proteggere la salute oggi, dunque, necessita interventi ad alta efficacia e a livello internazionale. Soprattutto, richiede che vengano rispettati gli impegni presi dai singoli Paesi in ambiti come igiene, qualità dell’aria, infortuni e attività fisica, sostanze chimiche nocive, nutrizione. I bambini, come sempre, sono i soggetti più deboli, e spesso non riescono a sopravvivere in situazioni disagiate. Basti pensare a quanto ha detto il ministro della salute Ferruccio Fazio aprendo il vertice: «Si stima che nei giorni della conferenza circa 345 bambini moriranno a causa di incidenti». Perché? Come? Dove? «In Italia – ha riferito Fazio – ogni anno gli incidenti domestici causano almeno 4.500 decessi, 130 mila ricoveri ospedalieri e 1,3 milioni di accessi al pronto soccorso. E un bambino di meno di cinque anni rischia cinque volte di più di un adulto; sono stati compiuti progressi ma ci sono ancora questioni aperte». Tra queste, il problema dell’inquinamento indoor, il fumo passivo, l’obesità. «Parliamo – ha continuato il ministro – di effetti importanti sulla salute e per questo nel piano nazionale di prevenzione, quella primaria riguarda l’ambiente e poi passiamo dalla sicurezza alimentare all’acqua».
Tematiche enormi, che sorvoliamo velocemente perché un libro non basterebbe ad esaurirle. E pensate al mio pupazzo di neve: neanche il tempo di farlo che già si sta sciogliendo; sì, il fenomeno del riscaldamento globale – altro tema affrontato dai circa 800 partecipanti alla conferenza – è inequivocabile. La temperatura media globale della superficie terrestre è aumentata di circa 0,74 gradi negli ultimi cento anni. Le emissioni di gas serra, che riscaldano la Terra, hanno subito un aumento del 70 per cento negli ultimi 40 anni, intrappolando più calore nella bassa atmosfera. Gli effetti sulla salute sono già visibili: disastri naturali, quali ondate di calore, inondazioni e siccità, sono la causa di gravi sofferenze umane, ingenti perdite di vita e di cospicui danni finanziari.
Dal 1990 ad oggi, il database internazionale dei disastri naturali ha registrato nella sola regione europea dell’Oms più di 1.200 calamità naturali le cui conseguenze si sono ripercosse su oltre 48 milioni di persone, causando più di 112 mila morti, per una perdita totale stimata oltre i 241 miliardi di dollari. Tutte queste cifre confermano l’esistenza di una correlazione tra cambiamenti climatici e l’aumento della frequenza di disastri di questo tipo. Sebbene si preveda che le ondate di freddo diminuiranno, esse continueranno a ripercuotersi sulla maggior parte della regione europea, in special modo alle latitudini più alte. Le famiglie più povere dunque, che non possono permettersi di pagare il consumo di gas, saranno le più colpite, soprattutto nel momento in cui si operano tagli al riscaldamento e all’elettricità. I cambiamenti climatici colpiranno tutti, ma non tutti sono ugualmente vulnerabili. I bambini sono soggetti ad una esposizione a lungo termine, e sono quindi maggiormente a rischio. Il caldo e il freddo colpiscono in primo luogo gli anziani: un sistema cardiovascolare debole e malattie croniche multiple possono aumentare il rischio di mortalità da colpo di calore.
In un periodo già difficile per l’economia internazionale, è importante evidenziare che i cambiamenti climatici avranno anche effetti avversi alla crescita economica. Più di 60 milioni di persone nella parte orientale della regione europea dell’Oms già versano in condizioni di assoluta povertà. I cambiamenti climatici possono peggiorare di molto le ineguaglianze sanitarie all’interno dei singoli Paesi e tra nazioni, aumentando il fardello per i più poveri. Di questo passo, i cambiamenti climatici minacciano di minare i passi avanti compiuti per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del millennio (Millennium Development Goals) posti dall’Onu: la povertà non può essere eliminata se uno stato di degrado ambientale fa crescere simultaneamente la malnutrizione, le malattie e gli infortuni.
Sembra che su questo versante un passo avanti sia stato compiuto a Parma: è stato infatti lanciato un nuovo piano di azione regionale europeo, dal titolo “Proteggere la salute in un ambiente sfidato dai cambiamenti climatici”. Il documento fornisce chiare indicazioni sui prossimi passi da compiere e le priorità di intervento congiunto a livello nazionale ed internazionale. Ma non è finita qui: i governi dell’Europa settentrionale, occidentale, centrale, meridionale e orientale hanno concordato una dichiarazione con la quale si impegnano a ridurre entro i prossimi dieci anni gli impatti dell’ambiente sulla salute. Con la dichiarazione e la carta dell’“impegno ad agire” i 53 stati membri dell’Oms presenti alla conferenza hanno deciso di realizzare programmi nazionali che garantiscano a ciascun bambino entro il 2020 acqua e igiene sicure, opportunità di attività fisica e una dieta salubre, una migliore qualità dell’aria e un ambiente libero da agenti chimici tossici. I governi si sono ripromessi inoltre di far fronte agli effetti avversi dei cambiamenti climatici sulla salute; si sono anche impegnati a mettere la sanità al centro dello sviluppo socio-economico attraverso maggiori investimenti in nuove tecnologie e lavori ecologici.
Ed ora cosa cambierà? Cosa accadrà domani? Siamo tutti un po’ perplessi e ci domandiamo se i nostri governanti manterranno le promesse. Al posto di rimanere in attesa di un nuovo cambiamento, o forse di un nuovo tsunami e ciclone, iniziamo con i nostri piccoli gesti quotidiani a migliorare l’ambiente attorno a noi, magari semplicemente rispettiamolo, e forse qualche piccolo passo ci sarà. I bambini, domani, troveranno quello che noi lasciamo loro oggi.