I 31 della Vecchia Signora
31 e non sentirli. Con la vittoria per 1-0 conseguita al “Marassi” di Genova contro la Sampdoria, la Juventus si aggiudica il quarto Scudetto consecutivo della Serie A. Non sentirli però giacché, anche dalle dichiarazioni immediatamente seguenti il triplice fischio, si evince da parte bianconera una concentrazione già legata al finale di stagione ancora tutto da vivere, che potrebbe rendere indimenticabile una stagione già ottima.
Non sentirli soprattutto perché questo campionato 2014-15 ha sempre avuto una sola padrona, irresistibile sul piano dei punti, accumulati in abbondanza in termini di distacco dalle inseguitrici già all’inizio del girone di ritorno, ma non solo. Se la Serie A di quest’anno non ha avuto storia, la motivazione è da rintracciare nella coesione di un gruppo e di una società assurti a modello moderno già da almeno un quinquennio, con l’inaugurazione di un assetto societario, una pianificazione tecnico-tattica ed una fidelizzazione della tifoseria da fare invidia non solo a livello italiano.
A partire da Maggio del 2010, con la nomina alla presidenza di Andrea Agnelli, figlio di Umberto e erede dei sogni sportivi pluridecennali tanto della storica famiglia torinese quanto del popolo juventino, la società ha imbastito un piano di crescita pressoché impeccabile. Nello stesso mese, non a caso, aveva firmato Giuseppe Marotta, amministratore delegato capace di mediare perfettamente tra società e staff tecnico sul piano strategico. Cinque mesi dopo si era aggiunto al CDA Pavel Nedved, figura di riferimento amata tanto dai tifosi quanto dalla proprietà.
Da quel momento, la scelta dello Juventus Stadium, “tana” della passione e di un redditizio modello di merchandising, una perfetta gestione del settore giovanile, un’attenzione alle finanze ed una serie di scelte tecniche perfettamente azzeccate, hanno restituito alla Vecchia Signora il blasone e la padronanza che da oltre un secolo di calcio le competono in Italia. Dopo 3 anni di guida tecnica affidata allo juventino d.o.c. Antonio Conte, allenatore sanguigno, grintoso e capace di restituire orgoglio, scudetti e quello “stile Juve” fatto di mentalità vincente su ogni campo, per lo meno nazionale, il quarto titolo arriva grazie al difficile lavoro portato avanti da mister Massimiliano Allegri.
Accolto in un clima di freddezza e scetticismo, l’ex tecnico del Milan scudettato 2010-11, è riuscito a scardinare il dogma del 3-5-2, utilizzato comunque all’occorrenza, proponendo un 4-4-2 con rombo a centrocampo, capace di esaltare una batteria di mediani invidiata in tutto il mondo grazie a nomi del calibro del “Renzo Piano della mediana”, Andrea Pirlo (al suo quinto scudetto consecutivo), Claudio Marchisio, già bandiera e capitano, Paul Pogba, probabilmente il più forte al mondo nel suo ruolo tra i coetanei di 22 anni, e l’inarrestabile motorino Arturo Vidal, decisivo anche con il gol che ha steso la Samp. Il resto l’hanno fatto una difesa ormai registrata a memoria con Bonucci, Barzagli e Chiellini a proteggere la porta di Buffon, e le prodezze del bomber Carlitos Tevez, lanciato verso la conquista del titolo di capocannoniere del campionato con 20 gol.
31 e non sentirli però, perché il pensiero è alla semifinale di andata di Champions League, in programma martedì contro il grande Real Madrid, senza scordare la finale di Coppa Italia prevista all’Olimpico di Roma il 7 giugno contro la Lazio. Non sentirli, infine, perché per alcuni tifosi della Juventus, nonché la stessa società, i campionati vinti sarebbero 33, comprensivi dei due revocati dalla FIGC per lo scandalo Calciopoli; per il resto del mondo del calcio 31, stando il fatto che fedeltà all’ordinamento vorrebbe che delle sentenze non si commentasse ma si prendesse atto. Com’è altrettanto necessario prendere atto tanto che mai i bianconeri avevano vinto con quattro turni di anticipo il campionato, quanto che a essi sono affidate le speranze degli sportivi italiani di tornare a vedere sventolare il tricolore sul tetto dell’Europa dei giganti del calcio, laddove manca dal 2010, anno del leggendario “Triplete” dell’Inter guidata da José Mourinho