Hotel 1000 stelle
Agosto, siamo ospiti da un amico in Val Badia. Mariangelo: “Buona giornata (pausa). Dove andate?”. Domenico: “Oggi niente scalate, nel pomeriggio saliamo al Sass d’la Crusc, dormiamo lassù, all’aperto”. Mariangelo: “Aaaaah (pausa). Andate all’Hotel 1000 stelle!”. Qualunque sia l’estrazione, gli ascendenti diretti o laterali, sotto sotto, piacciono a tutti le esperienze un po’ snob. Alcuni fortunati già si accontentano di avere un’erre che nasce dal profondo della gola. Se ci capita di alloggiare in un hotel a 5 stelle, con distacco e qualche critica lo diciamo a chicchessia. Il fatto che con Daniele e Domenico abbiamo dormito ad un “1000 stelle” vale un articolo. L’appuntamento con Daniele è alle 18; perciò, nel pomeriggio, decidiamo di passare a salutare due sorelle, nostre carissime amiche. Le abbiamo trovate nel prato davanti alla ciasa. Che sorpresa trovare Maria con le scarpe con i tacchi! Come passa il tempo” ha però conservato il suo bel visetto tondo. Alle 18 siamo da Daniele. Guardiamo il cielo, limpido: “Andiamo!”. Daniele è reduce da un ottimo piazzamento in una gara di Ironman in Carinzia. Per capirsi: tre gare (Triathlon) da disputarsi una di seguito all’altra. Tre chilometri e ottocento metri a nuoto in un lago, 180 chilometri in bicicletta ed una maratona, 42 chilometri e 195 metri. Tutto d’un fiato. Niente male. Del buon Daniele, a questo punto, dire che è allenato è minimizzare. Ci siamo così divorati la salita in un paio d’ore. Tralasciamo i nostri dati sul battito cardiaco e la respirazione. Giunti in cima ci accoglie un camoscio che, per nulla intimorito, condividerà la “stanza” con noi. Daniele con premura allerta Domenico che nella notte gli avrebbe potuto brucare barba e baffi. Cena degna dell’hotel. Un salto sull’ampio terrazzo da dove vediamo accendersi le luci in fondo valle. “Poverini, laggiù così ammucchiati! ” commentiamo. Il sacco a pelo viene steso tra densi pulvini di silene, varie specie di saxifraghe, genzianelle, campanelle, stelle alpine” erbetta. Naturalmente niente a che vedere con la moquette artificiale degli hotel a 5 stelle. Mentre iniziano ad accendersi le 1000 stelle, a turno ci scappa: “Che silenzio! “. Ma nel dirlo già ci pentiamo. C’è pure qualche stella cadente, saranno le prove generali per la notte di San Lorenzo? Vediamo dei lampi in lontananza, e se piove? Silenzio. Non lo diciamo con la voce. Ad un tratto mi viene in mente il mio amico Pasquale che proprio qualche mese fa mi ha raccontato che da giovane andò con i partigiani e, dovendo fare la guardia di notte, osservando il cielo, iniziò a recitare il rosario. Lo capisco. Mi appisolo, ma all’improvviso spalanco gli occhi, e mi ritrovo in un prato a 2700 metri, avvolto da un’infinità di stelle e due amici vicino, forse svegli pure loro, che sento respirare in un silenzio reale e magico. Vediamo sorgere il sole (Galileo, continua a perdonarci) e con profonda gratitudine per l’Albergatore ci alziamo. La colazione “all’altezza” dell’hotel: una barretta condivisa più alcuni biscotti più acqua e limone. Decidiamo di sgranchirci le gambe salendo al Piza dales Diesc, m 3023. Incontriamo subito delle giarines de munt, così le classifica Daniele in ladino. Galline di montagna: mai viste, è strano, dopo anni in Dolomiti. Probabilmente, grazie al caos dei turisti, di giorno non si lasciano vedere. Dopo qualche indagine, nei giorni successivi, ho realizzato che forse erano pernici nel piumaggio estivo. Nel tragitto verso il Piza dales Diesc, ripensando alla notte, ritrovando l’amico camoscio, sentendo gli uccellini che riprendevano a cantare, mi è passato veloce un pensiero: l’uomo si distingue da tutto ciò che lo circonda perché ha coscienza di sé, fin da bambino accresce questa coscienza con dei “perché?” e si scervella per rispondere. I sassi, i prati, le galline di montagna vivono la loro esistenza semplicemente in quanto “sono”. Riflessi di Colui che si è presentato a noi come “Io sono”? Si possono aprire gli occhi in una notte di stelle.