Horacio Cartes presidente del Paraguay
Nel corso di tranquille elezioni politiche, lo scorso 21 aprile la cittadinanza paraguaiana ha eletto il suo nuovo presidente per i prossimi cinque anni. Un trionfo schiacciante quello del candidato del partito Colorado: Horacio Cartes è il sesto presidente eletto dopo la caduta della dittatura del 1989 e il quarto presidente che, senza essere un politico, ha conquistato la massima carica della Repubblica. Si dice, persino, che i paraguaiani stiano ritirando il voto ai “politici” intesi in senso tradizionale.
Sotto il controllo di più di 200 osservatori internazionali e membri della società civile, con una partecipazione quasi del 70 per cento, il popolo paraguaiano ha dimostrato ancora una volta una condotta esemplare e un’alta considerazione per la democrazia.
Oltre 2 milioni di paraguaiani hanno votato in un dibattito elettorale che a priori si presentava difficile, ma alla fine la differenza in percentuale è stata del 9 per cento (45,8 contro 36,94 per cento), collocando l’ala di sinistra, con la leadership del comunicatore Mario Ferreiro, come terza forza politica. Il candidato eletto entrerà in carica il prossimo 15 agosto per un mandato di cinque anni.
La tornata elettorale è servita tra l’altro al rinnovo delle due camere del Congresso, dei governi dei 17 dipartimenti che formano il Paese, con i rispettivi consiglieri, e dei rappresentanti nel Parlasur, spazi tutti occupati ora a grande maggioranza dal partito Colorado.
L’Associazione nazionale repubblicana (nome ufficiale del partito Colorado) – che per oltre sei decadi continuative (inclusi i 35 anni della dittatura) ha governato con l’appoggio delle diversi amministrazioni nei diversi livelli nel Paese, nel 2008 perse le elezioni a causa della coalizione di Fernando Lugo – oggi ritorna al potere rafforzando la sua presenza, soprattutto al congresso e nei governi locali. Alla camera dei Deputati ha la maggioranza assoluta, mentre al Senato non l'ha raggiunta per una manciata di voti.
Un nuovo ordine politico. In seguito a questa pacifica tornata elettorale si dovrebbe arrivare ad un nuovo ordine politico e alla piena ricomposizione del sistema democratico (o quanto meno alla normalizzazione delle relazioni internazionali), danneggiato il 22 giugno dell’anno scorso con la deposizione dell’allora presidente Fernando Lugo, avvenuta attraverso un processo politico con notevoli pecche procedurali, evento che fece calare il prestigio del Paese davanti alla comunità internazionale.
Il voto di protesta. Senz’altro la dura sconfitta del candidato di Alianza “Paraguay Alegre”, presieduta dal senatore del partito Liberal Radical Auténtico Efraín Alegre, è un voto "di protesta" nato dalla decisione di fomentare nel giugno del 2012 il giudizio politico a Fernando Lugo, danneggiandocosì il sistema democratico. In tale decisione il partito Colorado giocò un ruolo determinante che oggi gli è stato riconosciuto.
«Il liberalismo non seppe approfittare dell’opportunità storica che ebbe arrivando al potere nel 2008», così si è espresso il sociologo Ramón Fogel nell’analizzare la vittoria del partito Colorado. A questa occasione persa si sommano le perplessità nei confronti del governo di Federico Franco che, in soli 10 mesi di mandato, ha ricevuto una serie di denuncie per supposti fatti di corruzione, soprattutto per cattivo uso di denaro pubblico.
Ora il nuovo eletto avrà in mano il destino del Paraguay, un Paese scosso da molti problemi e che spera in un futuro migliore con maggiore giustizia sociale, l'onestà dei suoi governanti, l'attenzione ai settori più deboli, il miglioramento dell’educazione e dell’assistenza sanitaria, la risoluzione dell’angosciosa e sempre delicata situazione contadina ed indigena.
È ora di lavorare insieme, come si è augurato il presidente, perché Cartes, nonostante sia appoggiato dalla maggioranza del Congresso, non potrà governare da solo. Sarà necessario un più ampio consenso per approvare le principali riforme economiche, politiche e sociali necessarie per portare il Paese fuori del guado.
Un nuovo panorama economico. Horacio Cartes non può disattendere le eccellenti prospettive che si presentano all’economia paraguaiana, e che gli specialisti stimano in una crescita al di sopra del 12 per cento del Prodotto interno lordo per l’anno 2013. I suoi principali prodotti, come la carne, la soia – che ora sarà coltivata su una superficie superiore al 50 per cento del Paese – e altri importanti settori, offrono uno scenario incoraggiante. A ciò si sommano le buone prospettive legate all’arrivo degli investitori esteri.
Il ritorno al Mercosur. Nel contesto internazionale il nuovo presidente troverà uno scenario modificato e pertanto dovrà reintegrarsi nell’organismo regionale del Mercosur, il che avrà come conseguenza il ristabilimento totale delle relazioni con i governi vicini. C’è da sperare che con l’elezione delle nuove autorità del Paraguay, i governi dei Paesi componenti il Mercosur accompagnino la ripresa del Paese nel contesto della legalità e nel concerto delle nazioni. Questo segnale chiaro l’hanno già emesso, immediatamente, i governi dell’Argentina e dell’Uruguay che, dopo aver confermato il trionfo di Cartes, hanno invitato il Paese a rientrare nel Mercosur.