Hollande e la sua amante

Un lettore ci scrive a proposito del tradimento del Primo ministro, che sembra non aver indignato sufficientemente i francesi che hanno invece reagito sull'appartamento dove erano ospitati gli incontri: la proprietà sembra appartenere ad un mafioso. Risponde il direttore
Francois Hollande

«François Hollande segue l’esempio dei suoi predecessori e si dà alla tradizione di tradire la propria moglie o compagna che sia. Ma non le pare che sia strano che i francesi si indignino non  tanto del tradimento in sé, quanto del fatto che gli incontri con l’attrice oggetto dei suoi desideri avvenivano in un appartamento di proprietà di un altro attore poco raccomandabile, legato alla mala della Corsica? Non le sembra ipocrita tutto ciò? È più grave un tradimento o soggiornare in locali appartenenti ad ambienti malavitosi?».

Paolo Rumi – Genova

 

Credo che ogni Paese abbia le sue regole comportamentali, che mettono l’accento su un certo tipo di peccato rispetto ad altri. Pensiamo al caso del sen. Ted Kennedy, che non fu tanto accusato di aver tradito la moglie, quanto di aver poi detto una menzogna: per gli statunitensi non dire la verità è peccato sociale estremamente più grave del tradimento. Personalmente credo che entrambi i “peccati sociali” attribuiti in questo caso ad Hollande siano gravi. Perché un uomo di Stato ha il dovere dell’esemplarità, che si sia in Francia o in Italia, oppure negli Stati Uniti. A un presidente è richiesto un comportamento impeccabile, sia nelle relazioni personali che in quelle sociali. Se tradisce la sua compagna, non sarebbe capace anche di tradire il suo popolo? E se entra nelle case di pregiudicati senza controllare dove si reca, non potrebbe farlo anche a livello diplomatico? Sono due domande che gli elettori francesi certamente non dimenticheranno in occasione del prossimo voto. (Michele Zanzucchi)

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