Hollande è il nuovo presidente
È andato tutto come previsto. Il socialista François Hollande è il nuovo presidente della Repubblica francese, ma se la vittoria su Nicolas Sarkozy è netta (51,7 per cento contro il 48,4, non significa che i francesi siano diventati socialisti. Si tratta piuttosto di un voto di protesta nei confronti del presidente uscente, del suo modo di fare e di essere. Un rifiuto che è cresciuto lentamente, nel corso del quinquennio, e che si era già manifestato al momento delle elezioni locali. La sinistra aveva infatti vinto le amministrative e aveva ottenuto la maggioranza al Senato: gli avvertimenti, per Sarkozy, c’erano già stati.
Il rifiuto nei confronti del presidente uscente è emerso anche durante i festeggiamenti per la vittoria di Hollande, dopo l’annuncio dei risultati. Cinque anni fa, Sarkozy aveva celebrato la sua elezione in piazza della Concordia. Poi, era andato al Fouquet’s, ristorante molto chic sugli Champs-Élysées, circondato da soubrette dello show-biz, da finanzieri e capitani d’industria.
François Hollande, invece, domenica ha atteso i risultati a Tulle (città di 16mila abitanti di cui fu sindaco), con tranquillità, circondato dai suoi amici, una popolazione rurale che sta soffrendo per la crisi economica. Successivamente, è andato a Parigi per salutare i suoi sostenitori, riuniti simbolicamente in piazza della Bastiglia, dove una gran folla lo attendeva da ore, sventolando bandiere francesi, ma anche europee, belghe, italiane, tunisine…
Significativi gli slogan: non «Hollande presidente», ma «Sarkozy, è finita». Al di là dei simboli, secondo gli osservatori sono molte le scelte sbagliate che hanno screditato il presidente uscente. Sarkozy è stato rimproverato per aver accentrato tutto il potere nelle sue mani, relegando il primo ministro al ruolo di esecutore e utilizzando il Parlamento come una camera per ratificare le sue decisioni. Ma soprattutto, negli ultimi mesi, si è orientato troppo verso le tesi dell’estrema destra, trasformando, ad esempio, il primo maggio nella festa dei "veri lavoratori" e opponendola a quella che vede tradizionalmente protagonisti i sindacati. Non dimentichiamo inoltre la sua arroganza nei confronti dei media e del ceto medio. Non a caso un’abitante della periferia ha dichiarato: «Ci siamo sentiti disprezzati dal Sarkozy».
François Hollande si è impegnato ad essere il presidente di tutti i francesi, strizzando l’occhio al centro rappresentato da François Bayrou («Saluto i centristi che hanno permesso la mia vittoria») e promettendo di nominare un primo ministro che possa finalmente governare. Nel suo primo discorso, il nuovo presidente ha detto: «Io vi chiedo di giudicarmi su due impegni: la giustizia e i giovani», guadagnando il consenso della popolazione. Ha inoltre sottolineato la sua volontà di lavorare con i partner europei per elaborare un piano di crescita, che affianchi le misure di rigore in atto.
Ma come Sarkozy, che se fosse stato eletto sarebbe stato contrastato dall’estrema destra di Marine Le Pen, allo stesso modo Hollande potrebbe vedere il suo desiderio di moderazione attaccato dal Fronte della sinistra di Jean-Luc Mélenchon e del partito comunista e dai Verdi in particolare, su questioni sociali come i matrimoni omosessuali e l’eutanasia.
Dopo il ballottaggio, a giugno sarà la volta del “terzo turno” elettorale, come è stato definito da alcuni uomini politici di destra: e cioè le elezioni legislative. La battaglia si annuncia dura e difficoltosa, soprattutto tra i partiti più estremisti. Marine Le Pen è ormai la vera rappresentante della destra che si oppone ai socialisti, al posto del partito di Sarkozy, indebolito dalla sconfitta e dai dubbi mostrati dalla corrente interna centrista. Non dimentichiamo, infine, quello che viene definito il “partito degli sconosciuti”, vale a dire i mercati finanziari, capaci di creare o di distruggere la politica. Fino alle elezioni legislative, Holande non avrà nemmeno il tempo di respirare.