Hoby-Iraq, una speranza
Un week-end insieme, full-time, alla St. Georges School di Zalqa, in Libano. Ottanta ragazze e ragazzi, tutti iraqeni fra i 14 e i 18 anni, cristiani e musulmani, con venti animatori. Due giorni di formazione, dinamici e interessantissimi, vissuti con grande partecipazione all’insegna di tre parole-chiave in inglese (empower, lead, excel) difficili da tradurre ma che si potrebbero rendere con: posso, guido, ancora di più. Ragazzi fantastici che abitano con le loro famiglie per lo più a Bauchrieh, un quartiere popolare nella periferia est di Beirut. Una piccola colonia di rifugiati che si sono sistemati in affitto in case e appartamenti, tutti in attesa di qualche segnale di via libera dall’Iraq o di un permesso per emigrare in un Paese disposto ad accoglierli. Famiglie dignitosissime, che si danno da fare con impegno e tenacia per arrivare a fine mese. Non sempre ci riescono ma quasi. E sono molti i ragazzi che studiano, parlano bene l’inglese, e, in qualche modo, lavorano per sostenere la famiglia.
L’iniziativa si chiama Hoby-Iraq e viene da un giovane iraqeno, esperto di formazione dei ragazzi, non nuovo a queste cose. Con l’aiuto di amici e persone del Movimento dei Focolari libanese, con la fiducia delle famiglie che si era conquistato, ha dato vita ad una mission almost impossible, la missione quasi impossibile di attuare anche tra i rifugiati, come lui, un programma di formazione per teenager, sensibile al fatto – come diceva Nelson Mandela – che «l’istruzione è l’arma più potente che si può usare per cambiare il mondo». Le numerose foto sul sito hobyiraq.org sono molto eloquenti.
Hoby è l’acronimo di Hugh O’Brian Youth Leadership, ed è un’istituzione no-profit nata nel 1958 negli USA, con alle spalle quindi sessant’anni di una lunga storia i cui inizi sono particolarmente intriganti. L’iniziatore di Hoby, morto nel 2016 a 90 anni, è stato un grande attore hollywoodiano, Hugh O’Brian (Hugh Charles Krampe per l’anagrafe), che ha dedicato tutta la sua vita a Hoby e al cinema. Quando O’Brian aveva 33 anni ed era già molto famoso negli USA, nell’estate 1958 ricevette un invito da parte di un grand’uomo, che egli ammirava: Albert Schweitzer, il famoso missionario luterano, teologo, musicista e medico, premio Nobel per la Pace nel 1952, che aveva lasciato l’Europa nel 1913, a 38 anni e al culmine di una brillante carriera, per dedicarsi ai poveri e ad lebbrosi a Lambaréné, in Africa, nell’attuale Gabon.
«Avevo letto molto su di lui – scriverà O’Brian più tardi –. Era un grande uomo che avrebbe potuto fare tutto quello che voleva nel mondo, e stava lì in mezzo all’Africa a prendersi cura delle persone». L’attore americano, in aereo e poi in canoa, raggiunse il dottor Schweitzer a Lambaréné e rimase con lui per nove giorni, forti e intensi, indimenticabili, in cui O’Brian comprese l’urgenza di un cambiamento di mentalità e di come l’educazione avrebbe potuto insegnare ai giovani a pensare con la propria testa. Appena O’Brian tornò negli Usa, Schweitzer gli scrisse: «Hugh, che cosa hai intenzione di fare?». Due settimane dopo O’Brian inaugurò un primo seminario per giovani: era nata Hoby, che oggi ha le sue sedi in tutti gli States e in una ventina di altri Paesi del mondo.
Un’ultima nota riguarda il sostegno che il Movimento dei Focolari libanese ha voluto offrire al gruppo Hoby-Iraq di Beirut. L’avventura di questa partnership nasce dal desiderio di collaborare con iniziative di valore che si trovano sul territorio e da rapporti di stima, amicizia e dialogo con persone impegnate a costruire nel loro ambiente qualcosa di bello, che promuove i rapporti di unità fra le persone e il bene comune.