«Ho manifestato il tuo nome…»

Prescelti fin dall’eternità ad essere figli del Padre.

Per comprendere meglio la Parola di vita che qui meditiamo: «Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato…», dobbiamo ricordare come nell'antichità in genere, ma in modo particolare presso il popolo giudaico, il nome era l'espressione profonda della realtà della persona stessa, di colui che lo portava. Fu per questo motivo che nel popolo d'Israele mai si osò pronunziare il nome di Dio, poiché ciò sarebbe stato mostrare fuori del tempio la sua maestà e onnipotenza.
Anche Gesù, col nome, vuole indicare lo scopo per cui una persona è nata e vive. Quando Simone infatti gli viene presentato, «fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa», roccia. Appunto perché su Pietro il Signore stava costruendo il nuovo tempio di Gerusalemme visibile in terra, la Chiesa.
Quando perciò nel discorso dell'ultima cena, rivolgendosi sempre al cielo, disse: «Ho manifestato il tuo nome agli uomini», espresse tutta la grandezza della sua missione: far conoscere al mondo che l'onnipotente Creatore di tutte le cose è nostro Padre, ci ama teneramente, uno ad uno, con un ardore per noi inimmaginabile, anche se peccatori. Per questo appunto ha mandato il suo Figlio unigenito, perché venissimo riscattati dal peccato.
Ma la frase continua con un'altra espressione: «Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo». In quel momento egli si rivolge ai dodici che lo ascoltano; ma essi sono i capostipiti delle dodici tribù del nuovo Israele, cioè di tutta l'umanità. Attraverso di loro, egli arriverà fino agli ultimi confini della terra. E delinea anche la fisionomia dei dodici e in loro di tutti i cristiani: sono uomini che il Padre ha tratto dal mondo. Ciò non va inteso in senso negativo; è che ogni cristiano è stato prescelto dall'amore di Dio, fin dall'eternità, ad essere figlio del Padre.
E come il Signore, anche noi, con la nostra corrispondenza, dobbiamo manifestare il suo nome agli uomini, la sua paternità, per continuare coi discepoli degli apostoli, i vescovi, a trarre dal mondo tanti uomini e a introdurli nel mistero della loro scelta, del loro nome vero.
 
(continua)
 
(Sintesi da: Il testamento di Gesù. Spunti di meditazione, Città Nuova, 1966)

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