Hierapolis, la città santa di Filippo
Da oltre cinquant’anni una missione archeologica italiana opera a Hierapolis di Frigia, nell’odierna Turchia. Man mano che viene alla luce e se ne restaurano i principali monumenti, appare tutta l’importanza di questo antico centro ellenistico-romano, causa a suo tempo della prosperità della regione, unitamente alla vicina Laodicea, ed oggi inserito nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco. Il pianoro su cui la città venne edificata si caratterizza per le grotte e le fenditure della roccia, da cui scaturiscono acque calde termali che hanno dato luogo alle spettacolari formazioni calcaree di Pamukkale, ma anche esalazioni venefiche, dagli antichi attribuite all’intervento di divinità infere. Di qui il nome Hierapolis, “città santa” perché in contatto col mondo soprannaturale. E città dal crescente splendore, che si arricchì di nuovi e sontuosi monumenti sotto Augusto e i suoi successori, per poi subire un brusco arresto a causa di un violento terremoto nella seconda metà del IV secolo d. C., epoca in cui ormai era mutato anche l’assetto dell’impero per il dilagante cristianesimo.
Nella sua nuova fase protobizantina Hierapolis si dotò di luoghi di culto cristiani che soppiantarono quelli pagani: tra questi, sulla collina orientale che domina la città e al termine di una lunga scalinata, il santuario dedicato a san Filippo, l’evangelizzatore della Frigia secondo la tradizione, che qui venne crocifisso a testa in giù e sepolto. Ebbene, l’équipe italiana diretta da Francesco D’Andria ha di recente identificato sulla sommità dell’altura la chiesa martiriale dedicata al quinto apostolo di Cristo con la sua tomba a sacello del I sec., già meta di pellegrini che arrivavano da tutta l’Asia, attratti dalla sua fama di taumaturgo (accanto al sepolcro sono state rinvenute alcune piscine e vasche per l’immersione dei fedeli, un po’ come a Lourdes). E le ossa dell’apostolo? Già nel VI secolo vennero traslate a Costantinopoli, mentre una parte delle preziose reliquie prese la via di Roma, dove papa Giovanni III fece costruire una chiesa apposta per custodirle: è l’attuale chiesa dei Santi Apostoli, non lontano da piazza Venezia.
La sensazionale scoperta della tomba di san Filippo ha fatto il giro del mondo, interessando anche i cristiani ortodossi. Il 14 novembre scorso, festa dell’apostolo per la Chiesa d’Oriente, il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I si è recato in pellegrinaggio a Hierapolis, e nello stesso luogo del suo martirio e della sua sepoltura ha celebrato, dopo più di mille anni, una solenne liturgia eucaristica. Non solo: il nuovo flusso di pellegrini in questa ritrovata “città santa” per rendere onore e chiedere grazie al santo taumaturgo ha costretto gli archeologi a predisporre dei percorsi mirati all’interno del cantiere di scavo. Tutto lascia prevedere, accanto al turismo di massa (Hierapolis è meta annuale di più di un milione e mezzo di visitatori), un incremento di un turismo di qualità orientato alla scoperta delle sue memorie cristiane.