Helen Alford, scienziata sociale e domenicana con uno sguardo all’impresa
Papa Francesco continua l’innesto di donne ai vertici delle istituzioni vaticane, anche se nel caso specifico si tratta della terza donna a coordinare il “think tank” ingaggiato nello sviluppo e nella promozione della dottrina sociale cattolica. Suor Helen Alford appartiene alla famiglia domenicana di Santa Caterina da Siena di KwaZulu Natal ed è decano della facoltà di scienze sociali dell’Università Angelicum di Roma.
Scorrendo il suo nutrito curriculum, scopriamo che ha fatto gli studi universitari da ingegnere gestionale al King’s college di Cambridge, dove ha conseguito il dottorato di ricerca con una tesi dal titolo significativo “Cellular Manufacturing, Business Integration and Humanisation of Work”, ovvero sul rapporto fra il modello produttivo e l’umanizzazione del lavoro. Un aspetto, quello della manifattura, che Alford ha potuto osservare da vicino in diverse esperienze lavorative dalla Michelin di Stoke on Trent (UK) alla Thompson CSF di Lione in Francia.
Approdata alla professione religiosa, suor Helen ha approfondito i suoi studi nell’ambito della morale. Ed è proprio incrociando i due assi dell’etica e del business che la studiosa ha costruito la propria attività di ricerca, sfociata in decine di pubblicazioni, e di insegnamento in Dottrina sociale cattolica, Etica degli affari e Responsabilità d’impresa
Il suo saggio più recente, “A Common Good Approach to Development” – “L’approccio del Bene comune allo sviluppo”, rappresenta l’approdo nella ricerca di un piano inclinato che renda la Dottrina sociale della Chiesa un corpus di pensiero e pratiche ragionevoli e applicabili.
La messa a terra dei principi evangelici è una sfida sempre aperta dei cristiani. Il rischio di cadere in un moralismo sterile è sempre all’orizzonte. Come mostra il lavoro di Alford il confronto fra questi principi e la cultura economica e manageriale contemporanea crea le condizioni per un arricchimento reciproco. E può offrire condizioni di incontro concreto nella realtà per migliorare la vita in comune, specialmente in un ambito così impattante come l’economia.
È stata proprio la “Laborem Exercens” – l’enciclica sul lavoro di san Giovanni Paolo II – ad affascinare la giovane ingegnere londinese mentre preparava la sua tesi a Cambridge. E la stessa suor Helen, intervistata nel 2020 dal Catholic News Service, riconosceva come il papa polacco avesse rilanciato in modo significativo il pensiero sociale cattolico. Non stupisce quindi la scelta di papa Francesco su una studiosa che ha dedicato la propria vita accademica ad un dialogo costante con il pensiero e le pratiche che guardano al Bene Comune, con rigore scientifico e capacità di creare connessioni, con umiltà e capacità di ascolto profondo, insieme ad una naturale allegria e ad una leadership gioiosa.
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