“Hasta siempre, Cuba”

Si è concluso il viaggio del Papa in Messico e Cuba. Ieri l’atteso incontro con Fidel Castro e una messa a Plaza de la Revolucion dove ad accogliere il pontefice c’erano 300 mila cubani
Il papa tra la folla di Cuba

Le abbiamo viste tutti le immagini di papa Benedetto XVI e Fidel Castro a Cuba. La storia degli ultimi decenni ci ha ormai abituati a essere testimoni di avvenimenti che ribaltano schemi mentali e situazioni storiche che solo fino a qualche decennio fa  sembravano intoccabili. Siamo però la generazione del 1989, quella che il 9 novembre è rimasta sveglia tutta la notte a vedere il muro di Berlino fatto a pezzi dalla popolazione tedesca finalmente unita.

Ma le immagini fanno sempre presa sulla mente e sul cuore e quando ieri Fidel Castro è entrato in nunziatura per incontrare il Papa, quando gli ha stretto la mano e si sono seduti l’uno a fianco all’altro,non si riesce a rimanere del tutto indifferenti.  Intanto, colpiscono i segni del tempo sul volto e sul corpo del lider maximo.  E ti chiedi subito, così spontaneamente, se il lento scorrere di una vita induca ad ammorbidire pensieri e valutazioni, ad aprirsi all’ignoto, a prendere in considerazione anche quanto prima si era messo da una parte. Chissà perché Fidel ha poi voluto incontrare papa Benedetto XVI. Non era in programma. Fidel aveva già incontrato nel 1998 Giovanni Paolo II e ne era rimasto visibilmente colpito: “un uomo – dice oggi – al quale il contatto con i bambini e con gli umili cittadini del popolo suscitava invariabilmente sentimenti di affetto".

Con Benedetto XVI è rimasto mezz’ora di colloquio durante la quale Fidel ha posto al Papa una serie di domande: la prima sui cambiamenti nella liturgia della chiesa. La seconda: che cosa fa un Papa. E Benedetto XVI ha risposto parlando dei viaggi, degli incontri con i popoli, del servizio alla chiesa universale. Poi il colloquio via via è andato approfondendosi: Fidel ha parlato delle difficoltà dei tempi attuali per l'umanità, delle problematiche culturali, religiose e scientifiche. Il Papa gli ha risposto toccando il tema dell'assenza di Dio e dell'importanza fondamentale del rapporto tra fede e ragione. Al termine dell'incontro, Fidel ha chiesto al Papa di inviargli dei libri per approfondire meglio le tematiche affrontate durante il colloquio. "Devo pensare a quale inviarLe", gli ha detto il Papa.

Certo, non sono gli incontri a cambiare la storia. Né tantomeno la storia al tempo stesso gloriosa e dolorosa di Cuba. Lo ha detto molto chiaramente  il vice presidente Marino Murillo: "A Cuba non ci saranno cambiamenti politici", anche se "il modello economico sarà aggiornato per quanto necessario". Ma ci sono incontri che viaggiano su altre dimensioni e sono destinati a percorrere vie sconosciute e misteriose: sono gli incontri tra persone che hanno profondamente solcato la storia e che possono ora chiedere al tempo di fermarsi per un attimo.

Il cuore di Cuba ora batte nei cubani. In 300mila hanno riempito Plaza de la Revolucion per la grande messa con il Papa. Benedetto XVI non ha deluso Cuba: ha pregato per i detenuti politici dinanzi all'immagine  della Virgen del Cobre a Santiago; ha elevato un appello contro l'embargo americano; ha parlato dei diritti dei cattolici a livello pubblico, come nell'educazione e nella sanità. La transizione a Cuba è difficile. I costi, anche in termini sociali rischiano di essere elevati, tanto più nel quadro della crisi mondiale. "Cuba e il mondo hanno bisogno di cambiamenti", ha detto papa Ratzinger prima di lasciare l’isola.  "Continuerò a pregare ardentemente affinchè continuiate il vostro cammino e Cuba sia la casa di tutti e per tutti i cubani, dove convivano la giustizia e la libertà, in un clima di serena fraternità". E prima di salire sull'aereo che lo riporterà a Roma, ha salutato la popolazione cubana con un "Hasta siempre, Cuba". "Che Dio benedica il tuo futuro".

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