Harry Potter e il principe mezzosangue
Sarà per il carattere interlocutorio della storia o per la sua totale mancanza di pathos, ma l’ultimo capitolo cinematografico della saga del maghetto creato da J. K. Rowling è anche il più deludente. Se da un lato si avverte che la battaglia finale contro Voldemort è alle porte, dall’altro l’attesa per l’evento non coinvolge né emoziona, soprattutto per la manifesta incapacità della sin troppo rodata macchina produttiva di mantenere alta la tensione. E non perché manchino le occasioni. Anzi, senza svelare troppo di una trama comunque ricca di colpi di scena, le suggestioni visive e narrative si susseguono a ritmo incalzante.
Molte scene sono davvero belle: l’attacco notturno alla casa di Ron con la battaglia nei campi di grano, le partite di Quidditch, il lago dentro la grotta, e via dicendo.
Le vicende personali dei protagonisti sono influenzate dagli ormoni che imperversano a quell’età: amori, ripicche e gelosie sono, anche in questo caso, da manuale dell’adolescente e non aggiungono nulla a quanto si è visto innumerevoli volte sul tema.
Quello che colpisce, ancora una volta, è l’incontenibile fantasia della Rowling, capace di dare a ogni capitolo della saga un qualcosa in più e di diverso. Ma sta di fatto che sul grande schermo questa volta la magia di Harry Potter proprio non funziona e l’eredità di emozioni della pagina scritta viene bellamente sperperata. Anche perché dietro la macchina da presa David Yeats fa il suo compitino senza strafare; e così il film finisce per parlare solo agli occhi e non al cuore.
Regia di David Yeats; con Daniel Radcliffe, Michael Gambon, Emma Watson, Rupert Grint, Alan Rickman, Helena Bonham Carter, Jim Broadbent, Maggie Smith, Tom Felton.
Commissione nazionale valutazione film: consigliabile, semplice.