Hard rock controcorrente
Paola Pellegrini, 24 anni, Pistoia. Una laurea in giurisprudenza a tempo di record e una grande passione per una musica a molti incomprensibile, se non addirittura considerata dannosa. Ma lei ci crede a questo genere musicale, e non solo: lo dicono la convinzione con cui ne parla e l’impegno, le energie, la caparbietà con cui vi si dedica. Come uno che vede “oltre” Ci presenti intanto il tuo gruppo musicale? “Ci chiamiamo “Oltre”, perché diamo molta importanza ai testi delle nostre canzoni. La formazione è essenziale, il classico trio del rock: chitarra- voce (io), basso-voce (Andrea Carlesi), batteria (David Pocci). Il nostro genere ci piace definirlo “hard rock controcorrente”. Ci caratterizziamo infatti non solo per la grinta e l’energia delle nostre canzoni, ma anche per le tematiche che scegliamo e che vogliamo espressione del più vero e profondo di noi: la lotta interiore tra bene e male, l’importanza di credere nelle proprie idee, l’impegno nell’essere fedeli a un ideale senza scendere a compromessi, il valore della purezza, il coraggio di ricominciare, la forza dell’amore che vince ogni paura e persino la morte”. Cosa trovi nell’hard rock? “Questo genere musicale è particolare e, contrariamente a quanto si crede, esprime dei valori. È nato come contestazione, in contrapposizione a una società vista come falsa, ottusa ed incatenata da un perbenismo soffocante ed ipocrita. Dietro a questa ribellione a certe regole, spunta però la ricerca di qualcosa di vero che possa riempire la vita. Ho sempre apprezzato questa voglia di reagire e di non subire, anche se purtroppo questo atteggiamento viene portato spesso alle più estreme conseguenze, cadendo nel nichilismo. Ma la stessa grinta, se indirizzata in maniera costruttiva, può all’opposto sfociare nella più travolgente esplosione di energia positiva. Giurisprudenza e rock in me si conciliano: a me piacciono le cose forti e radicali. “Ai nostri concerti le persone restano colpite quando ascoltano un gruppo che si dissocia dal binomio “genio e sregolatezza”. Musica possente e testi incisivi sono una combinazione che lascia il segno. Recentemente, per esempio, abbiamo suonato davanti ad alcune centinaia di giovani provenienti da tutta Europa: ci ha sorpresi la reazione così positiva, e la loro partecipazione: la nostra musica ed il pubblico erano una cosa sola. Si è percepita “la forza delle idee”, come mi ha detto un ragazzo”. Come riesci a conciliare i messaggi dark di questo filone musicale con i valori di cui tu parli? “È una questione di punti di vista: questo fa la differenza. Comprendo le atmosfere dark, cioè buie e tetre, che spesso si trovano nei gruppi metal. Nella vita, infatti, ci scontriamo con il dolore, la rabbia, il sentimento di impotenza di fronte a certi eventi È importante quindi reagire, sì, ma in positivo. Le mie canzoni guardano Dio, per così dire, dal basso verso l’alto, nel senso che do molto spazio alla descrizione del percorso da affrontare, non esente di dubbi e difficoltà, prima di poter raggiungere il blu del cielo. Il mio rapporto con Dio è sempre stato autentico, e anche complesso, lavorato, mai scontato. Per questo ho scelto come titolo per il nostro recente cd Per aspera ad astra, frase latina che significa “si arriva agli astri solo passando dalle avversità”. La luce – è la mia esperienza di ogni giorno – va conquistata. Per raggiungerla è inevitabile oltrepassare il buio. “Molti mi hanno detto che è questo approccio che dà ai miei testi un carattere innovativo e particolare. Spesso le canzoni che parlano di Dio privilegiano il momento della gioia e della pienezza, e, soprattutto a chi viene da un entroterra come il mio, la fede così roseamente descritta rischia di apparire irraggiungibile o utopistica. Io ho sempre sentito predominante il momento della scelta e del conflitto interiore dovuto alle tentazioni che subdolamente vogliono prendere il sopravvento, facendo leva sulle nostre debolezze e sull’istantaneo appagamento che danno. In realtà sono una fiamma che non scalda, perché la vera libertà si ottiene solo andando sempre più verso il bene”. Quali esperienze hanno dato spessore a questo tuo lavoro discografico? “Questo disco edito con Città Nuova ha un grande significato per me; dietro ci sono anni di sofferenze. Ho cominciato ad ascoltare metal a 11 anni e a suonare a 15, convinta che la trasgressione fosse l’unico modo efficace per cambiare la società: l’hard rock era allora per me sinonimo di libertà, di autenticità, di lotta contro l’ipocrisia. Sono entrata nella band giovanile più promettente della mia città: eravamo affiatati e facevamo numerosi concerti. Presto però mi sono scontrata con lo stile di vita “sesso, droga, rock’n’roll” dei ragazzi del gruppo e della maggior parte del nostro pubblico. Giunti alle soglie del nostro primo disco ho avvertito, però, che dovevo fare una scelta, altrimenti prima o poi anch’io sarei stata risucchiata dal vortice che aveva preso i miei amici. Ho lasciato il gruppo, dicendo di non condividere quella protesta “passiva” che si riduceva all’evasione dalla realtà. Una scelta che non è stata capita e che nel tempo mi è costata molto: si trattava di ricominciare daccapo. “Poi un’esperienza che mi ha cambiata radicalmente: ho potuto suonare nella band del Genfest ’95, trasmesso in mondovisione, la grande manifestazione dei Giovani per un mondo unito. Per me è stata la conferma di Dio che la scelta fatta era quella giusta. E anche la scoperta di un nuovo modo di vivere la musica: non per autoaffermarsi, ma come amore e dono per gli altri. “La mia passione per il metal è sempre continuata e da allora ho cominciato a costruire le basi per rinnovare questo genere musicale, senza mai smettere di crederci nonostante grosse difficoltà e pregiudizi affrontati. Il cd di oggi è, in certo modo, il frutto dei tagli fatti in questi anni, una piccola testimonianza di come anche ciò che sembra lontanissimo da Dio, può essere rinnovato. E mi fa sentire vicina anche a tutti coloro che cercano di andare controcorrente negli altri campi delle realtà umane (politica, economia, diritto, ecc.) per costruire un mondo più unito”.