Hanno detto di noi

I 365 pensieri per accompagnare l'anno sacerdotale che si sta concludendo, ma non solo in un'intervista di Radio Vaticana a Hubertus Blaumeiser.
Anno Sacerdotale
Un anno fa l’editrice pubblicava il primo dei quattro volumi de “Come il Padre ha amato me… 365 pensieri per l’Anno Sacerdotale”, agili raccolte nate con l’intento di accompagnare, giorno per giorno, il cammino di quest’anno speciale che chiuderà l’11 giugno. Pensieri tratti dai testi dei Padri della Chiesa, delle Sacre Scritture o dai santi.

 

Di seguito vi riproponiamo la bella intervista per Radio Vaticana di Adriana Masotti ad uno due curatori dell’opera, don Hubertus Blaumeiser, responsabile della parte sacerdotale del Movimento dei Focolari e consultore della Congregazione per l’Educazione Cattolica.

«R. – Il Papa Benedetto XVI, nell’annuncio, si è augurato un rinnovamento della vita dei sacerdoti. In particolare ha detto: si tratta di entrare sempre di più nella forma di vita degli apostoli, nel nuovo stile di vita inaugurato da Gesù. E’ nata da qui l’idea di individuare qualcosa che potesse aiutare, delle “pillole saporose”, per così dire, tratte dai Padri, dai Santi, dai Papi, dal Concilio in particolare, dai testimoni del nostro tempo. L’idea era quella di offrire qualcosa di “popolare”, un libro per i sacerdoti, certamente, ma anche per tutti, perché quest’Anno Sacerdotale riguarda la Chiesa intera, e dunque uno strumento agile, che potesse accompagnare giorno dopo giorno quest’Anno Sacerdotale.

 
D. – Il primo dei quattro volumetti in programma è dedicato all’essere del sacerdote. Nella prefazione, è riportata la frase di un vescovo che definisce la presenza del sacerdote accanto ai laici “inquietante”: è una figura, cioè, che non lascia tranquilli. Colpisce questa definizione: cosa vuol dire, esattamente?

 
R. – Il sacerdote è “inquietante” perché innanzitutto aiuta a guardare oltre l’orizzonte puramente umano. Il sacerdote apre un richiamo a Dio: è uomo di Dio. Fa personalmente una profonda scelta di Dio e testimonia questa scelta di Dio. Ma è “inquietante” anche perché spalanca l’orizzonte dei rapporti umani oltre la piccola cerchia della famiglia, del proprio posto di lavoro: è uno che richiama alla dimensione di Gesù, “che tutti siano uno”. Uno che richiama anche un certo stile di rapporti, non finalizzati al tornaconto ma gratuiti.

 
D. – Una persona consacrata a Dio e quindi anche dono per gli altri…

 
R. – E’ proprio questa la duplice tensione del sacerdote: da un lato è tutto per Dio, in questo senso anche è “tolto dal mondo” e lo esprime anche nella donazione a Dio nel celibato. Allo stesso tempo, però, non è fuori del mondo: è nel mondo, è per il mondo, e per gli altri, per tutti.

 
D. – Don Hubertus, una parola sul Movimento sacerdotale dei Focolari: con quali sentimenti i sacerdoti hanno accolto l’annuncio del Papa di indire quest’Anno speciale dedicato a loro?

 
R. – Il Movimento dei Focolari propone la sua spiritualità dell’unità, che ha una grande rilevanza per i sacerdoti che hanno proprio il compito di essere costruttori della comunione, della Chiesa-comunione, dell’unità. Sono centinaia, migliaia di sacerdoti nel mondo – crediamo circa 17 mila. La nostra reazione a quest’Anno Sacerdotale è stata di gioiosa sorpresa: ci sembra un’iniziativa provvidenziale, un richiamo per noi a metterci ancor più al servizio della Chiesa con quello spirito che ci anima e farlo in collaborazione con tutte le altre forze in seno alle diocesi, nella Chiesa universale, in modo costruttivo e propositivo»

 

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