Guidati dallo Spirito

Seconda ed ultima parte di una conversazione sulla “Parola di Dio e il nascente Movimento dei focolari”.
Immagine simbolica

Seconda ed ultima parte di una conversazione sulla “Parola di Dio e il nascente Movimento dei focolari”, tenuta dalla fondatrice il 12 febbraio 1985 ad un gruppo di vescovi cattolici, amici del movimento
 
Ben presto, in quasi tutti i rifugi praticati nelle collinette circostanti la città di Trento stavano persone col Vangelo in mano. Lo si leggeva, ed era nuovo ad ogni passo. […]
Ma perché quelle Parole ci risultavano nuove? Chi ce le faceva capire così? Certamente era questo un effetto del carisma che ha dato origine a tutto il nostro movimento, ma effetto anche di una sua particolare applicazione.
Si viveva già […] con la presenza di Gesù fra noi, ed egli con tutta probabilità non ha disdegnato, come ad Emmaus fra i discepoli, di essere fra noi Maestro per gettar luce sulle sue stesse parole.
Si sa che la Parola di Dio deve cadere in buon terreno. E quale terreno migliore di quello in cui egli è presente fra i suoi per l’unità?
Gesù era in mezzo a noi col suo Spirito, e ci insegnava come andavano comprese le sue Parole. Era una specie di esegesi, non fatta da un maestro di teologia, ma da lui stesso perché, come dice Anselmo, dottore della Chiesa: «Altro è avere facilità d’eloquio e splendore di parola, altro è entrare nelle vene e nelle midolla delle parole celesti […]: questa cosa non la potrà dare in nessun modo né la dottrina, né la erudizione del mondo; la darà solo la purezza della mente attraverso l’erudizione dello Spirito Santo».
E quali sono state le Parole che per prime lo Spirito ha sottolineato al nostro spirito? Quelle che toccano ciò che Giovanni Paolo II […] ha definito «il nucleo centrale», «il carisma proprio» o la «specificità» del nostro movimento: l’amore.
Già il Signore […] ci aveva fatto intuire all’inizio della nostra nuova vita il valore dell’amore, quando preparava in noi il terreno per leggere il Vangelo.
Lo aveva già fatto, ma ora nella lettura del Vangelo metteva in massima evidenza le Parole che riguardano l’amore e spingeva
con forza a viverle.
Esse erano appunto: «Ama il prossimo tuo come te stesso». «Amate i vostri nemici…». «Amatevi gli uni gli altri». E anche: «Fate agli altri ciò che vorreste fosse fatto a voi». «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare». «Ho avuto sete e mi avete dato da bere». «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me».
Si poteva dunque dire anche di noi, come dei primi cristiani: l’amore di carità (amore di Dio e del prossimo) era la prima cosa che un membro della comunità imparava a vivere. La stessa che faceva dire all’apostolo Giovanni: «Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento ma un comandamento antico, che avete ricevuto fin da principio».
E lo Spirito di Gesù, nel sottolinearci le Parole sull’amore evangelico, aveva i suoi scopi: ci concentrava lì perché era con la pratica dell’amore che si potevano capir meglio le altre Parole (Dio si manifesta a chi lo ama). Era principalmente con l’amore che si poteva consolidare e garantire la sua presenza fra noi per incamminarci senza indugio per la strada dell’unità.

Pubblicato su Nuova Umanità XXX (2008/1) 175, pp. 15-26.

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