Guerra in Ucraina, le nuove strategie
In questi ultimi giorni, la guerra in Ucraina non ha conosciuto grandi sommovimenti, ma piccole innovazioni belliche che non promettono nulla di buono. È la logica della guerra che, una volta innestata, usa sempre nuove iniziative d’astuzia o di potenza per far pendere la bilancia dalla propria parte. Si scovano nuove armi nei mercati sempre più globali dell’umana bellicosità, si riesce a penetrare nel territorio nemico e a colpirlo direttamente, si trovano nuovi alleati disposti a inviare supporti bellici sconosciuti, si elaborano nuovi algoritmi che rendono la propria operazione bellica più efficace e più imprevedibile, si riescono a mimetizzare ingenti spostamenti di truppe sulla linea del fronte nel Donbass, si individuano nuovi obiettivi possibili e si indicano le strategie utili per colpire un po’ più in profondità nel campo nemico, si riescono ad aprire nuove linee di credito, si cambiano i capi militari e dell’intelligence sperando di fare il giusto discernimento per i sostituti, si inventano gli slogan più efficaci per mettere in difficoltà il nemico e nello stesso tempo attirare l’opinione pubblica dalla propria parte. E via dicendo.
Tutto ciò è nient’altro che il frutto della logica della guerra che è all’opera, della lotta senza più remore diplomatiche, non più agendo secondo la logica del “si vis pacem para bellum”, cioè “se vuoi la pace prepara la guerra“, ma del “se vuoi vincere la guerra sii più astuto del nemico”, ingannandolo per colpirlo di sorpresa.
Quando gli apparati militari non sono più tenuti a bada dai politici, ma vengono anzi istigati dai governanti a spremere tutte le proprie risorse e riserve per vincere, e vincere il possibile umiliando l’avversario, si tradisce il vero ruolo della politica, che è quello di governare assicurando benessere e sicurezza alla propria popolazione. La guerra in effetti mette a repentaglio la vita di tanti cittadini, mentre la ricchezza del Paese viene intaccata dagli scostamenti delle poste di bilancio da scopi produttivi o di servizio a scopi invece militari.
In epoca di fake news e di post verità, appaiono altamente obsolete le convenzioni per una guerra che sia rispettosa dei diritti dei combattenti e dei prigionieri, anche se, va detto, la diplomazia in questo ultimo contesto bellico sembra riuscire almeno a organizzare continui scambi di prigionieri, a sottrarre un certo numero di obiettivi civili sensibili, salvo eccezioni, alla distruzione, pensiamo alle ferrovie, pensiamo alla commercializzazione delle derrate alimentari, o ancora al rispetto del traffico aereo civile. Ma fino a quando? Pur di vincere i contendenti, uno dopo l’altro, potranno superare i limiti che si sono autoimposti, sottomettendo la ragione civile a quella militare. Certamente la potenza militare russa ha infranto già alcuni limiti, non si sa se per volontà o per errori di mira, vedi i tanti condomini colpiti. Ma se crescesse la potenza di fuoco e di gittata dell’esercito ucraino c’è da giurare che anche Kyiv lascerebbe da parte tanti limiti autoimposti.
La logica della guerra è come uno schiacciasassi che non fa distinzione tra le pietre, i sassi e la ghiaia che si trova a livellare. È questa logica che va smantellata. E ciò può avvenire solo se le parti accettano che essa venga sostituita dalla logica della giustizia, anche a costo di parziali e totali rinunce gli obiettivi che hanno scatenato la guerra stessa. Ma questo presuppone che non si umili l’avversario, cosa che invece in questo momento sembra sia diventata la logica dei due campi contendenti. Ce lo ricorda Pasquale Ferrara nel suo ultimo libro uscito per Città Nuova, Cercando un Paese innocente.
Per approfondire, scopri gli articoli del focus su un anno di Guerra in Ucraina
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