Guerra in Ucraina, cosa possiamo fare noi?

Mentre il governo italiano è impegnato, con l'Unione europea e la Nato, nella ricerca delle misure più adeguate per sostenere l'Ucraina, conservare un dialogo con la Russia e far fronte ai problemi energetici, molti si chiedono cosa possiamo fare, nel nostro piccolo, davanti a questa guerra che si annuncia lunga e devastante.
Guerra in Ucraina, una ragazzina mostra un cartello con su scritto Voglio rivedere ancora la mia famiglia, foto Ap

La situazione è grave, inutile nascondercelo. L’attacco della Russia all’Ucraina ha dato vita ad una nuova guerra che, come ha sottolineato il premier italiano, Mario Draghi, segna una svolta decisiva nella storia europea. «Le minacce di far pagare con “conseguenze mai sperimentate prima nella storia” chi osa essere d’intralcio all’invasione dell’Ucraina, e il ricatto estremo del ricorso alle armi nucleari, ci impongono – ha detto Draghi parlando al Senato – una reazione rapida, ferma e soprattutto unitaria. Tollerare una guerra d’aggressione nei confronti di uno Stato sovrano europeo vorrebbe dire mettere a rischio, in maniera forse irreversibile, la pace e la sicurezza in Europa. Non possiamo lasciare che questo accada».

Questa guerra – che si annuncia lunga e devastante – riguarda ognuno di noi, anche se ci troviamo a migliaia di chilometri di distanza. Riguarda persone che conosciamo – in Italia vivono circa 340mila ucraini – e gli stessi italiani: sono infatti più di 2300 coloro che abitano in Ucraina.

Il premier Draghi ha annunciato qualche giorno fa l’invio di soldati italiani in Lettonia, le forze navali sono mobilitate, altre migliaia di militari pronti a partire («un un primo gruppo di 1.400 militari e un secondo di 2.000 unità»). L’emergenza umanitaria durerà fino al 31 dicembre e l’Italia sarà vicina all’Ucraina. «A un popolo che si difende da un attacco militare e chiede aiuto alle nostre democrazie – ha affermato Draghi -, non è possibile rispondere solo con incoraggiamenti e atti di deterrenza. Questa è la posizione italiana, la posizione dell’Unione Europea, la posizione di tutti i nostri alleati. Allo stesso tempo, è essenziale mantenere aperta la via del dialogo con Mosca… Ora tocca a noi tutti decidere come reagire».

Un compito difficile che spetta ai governi, ma non solo. Non possiamo rimanere impotenti e passivi di fronte alle immagini che ci arrivano dall’Ucraina, di fronte alle parole, ai volti, alle persone disperate, spaventate, che vediamo e incontriamo. Ma noi, personalmente e come comunità, cosa possiamo fare? Come possiamo affrontare una guerra che sembra minacciare anche il nostro Paese, proprio quando sembrava che l’impatto del Covid stesse diminuendo e si faceva largo la speranza di tornare lentamente alla normalità? Ci sono venute in mente alcune parole chiave, per sentirci protagonisti attivi e resilienti delle nostre vite, anche in questa emergenza.

Guerra in Ucraina: una bambina dorme sulle valigie nella stazione di Przemysl, in Polonia, foto Ap.

ACCOGLIENZA
Di fronte alla marea umana che sta varcando i confini dell’Ucraina diretta verso un luogo sicuro la parola d’ordine è: “accoglienza”. E per una volta anche gli Stati europei sono concordi (quasi tutti) nell’aprire i confini a chi sta fuggendo dalla guerra. Nel nostro Paese la macchina dell’accoglienza è in moto da giorni. Si inviano aiuti in Ucraina, si accolgono in alberghi e in case private i rifugiati, si condividono medicinali, abiti, si dà assistenza sanitaria, alimenti, calzature, prodotti per la cura della persona. I social sono diventati – in questo caso – strumenti di pace e solidarietà.

Se non conosciamo qualcuno che aiuti i rifugiati, proviamo a chiedere agli amici, ai colleghi di lavoro, in parrocchia. Facciamo attenzione alle richieste che arrivano sulle chat di quartiere, delle scuole, ai manifesti che vediamo per strada. Si possono anche dare aiuti monetari, ma attenzione alle truffe! Noi vi segnaliamo i riferimenti diffusi dal Movimento dei Focolari, che attraverso il “Coordinamento Emergenze” ha avviato una raccolta fondi straordinaria in sostegno della popolazione ucraina con le onlus Azione per un Mondo Unito (AMU) e Azione per Famiglie Nuove (AFN). I contributi serviranno per far arrivare alla popolazione ucraina aiuti di prima necessità per l’alimentazione, le cure mediche, la casa, il riscaldamento e l’accoglienza in diverse città del Paese, anche in collaborazione con le Chiese locali. Nello specifico, i fondi raccolti andranno a sostenere le attività di assistenza alla popolazione realizzate da Caritas-Spes Ucraina. È possibile donare online sui siti AMU e AFN oppure attraverso bonifico.

Guerra in Ucraina, una casa distrutta alle porte di Kiev, foto Ap.

CONDIVISIONE
La condivisione di cui parliamo è innanzi tutto materiale, come già detto, ma non solo. Sicuramente è importantissimo condividere quanto possiamo con le persone che stanno chiedendo aiuto dopo essere dovuti scappare di casa e dal proprio Paese con il proprio mondo racchiuso in una valigia, lasciandosi le macerie alle spalle. C’è chi sceglie di scendere in piazza per manifestare contro la guerra e c’è una condivisione fatta di ascolto, di parole di conforto, di piccoli gesti, ma anche di manifestazioni ue di vicinanza silenziosa. Un ascolto di cui anche tanti italiani hanno bisogno per placare l’ansia, la paura di una guerra che sembra sempre più vicina. Non è una vergogna avere paura e la condivisione aiuta ad affrontarla meglio e a costruire rapporti veri, forti, solidali.

RISPARMIO ENERGETICO
«L’Italia – ha spiegato il premier Draghi – importa circa il 95% del gas che consuma e oltre il 40% proviene dalla Russia. Nel breve termine, anche una completa interruzione dei flussi di gas dalla Russia a partire dalla prossima settimana, non dovrebbe di per sé comportare seri problemi», anche grazie ai 2,5 miliardi di metri cubi di gas che abbiamo nelle riserve.

Tuttavia, ha aggiunto il presidente del Consiglio, «in assenza di forniture dalla Russia, la situazione per i prossimi inverni, ma anche nel prossimo futuro più immediato, rischia di essere più complicata». A tal fine, si stanno cercando altrove delle differenti e cospicue forniture attraverso accordi come quello appena siglato dal ministro degli Esteri Di Maio con l’Algeria. Poi, si incentiverà il ricorso all’energia pulita, ma sono previsti anche «eventuali incrementi temporanei nella produzione termoelettrica a carbone o petrolio».

La situazione, dunque, rischia di diventare davvero difficile. E noi, cosa possiamo fare? Da subito, possiamo cominciare a ridurre gli sprechi energetici: possiamo abbassare la temperatura in casa, andare più spesso a piedi o spostarci con i mezzi pubblici, eliminare le fonti energetiche inutili, ma sempre attive in casa, come le lucine degli elettrodomestici, possiamo staccare i caricabatterie dei cellulari dalle prese della corrente quando non li usiamo, insomma possiamo fare attenzione a consumare solo quanto effettivamente serve. Contribuiremo, con pochi gesti, a far durare più a lungo le scorte energetiche del nostro Paese e anche il nostro portafogli – e non solo la nostra coscienza – ne trarrà beneficio, visti i rincari delle forniture elettriche.

 

Guerra in Ucraina, volontari servono pasti caldi al confine con la Romania. Foto Ap.

RICICLO
Se l’imperativo è ridurre i consumi, innanzi tutto energetici, la diretta conseguenza è l’importanza di riciclare: a partire dal cibo, per evitare sprechi, fino ad arrivare ad abiti, giocattoli, prodotti per la scuola, arredi per la casa… Esistono numerosi gruppi su WhatsApp e sugli altri social network in cui si condividono beni e prodotti che non si usano più: proviamo a dare nuova vita alle cose, questo ci permetterà di sentirci più “ricchi”, di poter donare di più, di sentire quella soddisfazione nel cuore che si ha quando si fanno felici gli altri.

SOSTEGNO ALLE AZIENDE
La guerra in Ucraina, la riduzione drastica dei rapporti con la Russia, nostro storico partner commerciale, ha come diretta conseguenza una situazione di crisi per migliaia di aziende italiane. Già prima dell’invasione russa il caro carburante aveva scatenato la protesta dei trasportatori italiani, che avevano scioperato mandando in crisi i produttori – soprattutto i contadini – del Centro e Sud Italia. Come possiamo aiutare le nostre aziende? Nel nostro piccolo, proviamo ad acquistare i prodotti dai negozietti vicino casa, dai produttori che conosciamo, in ultima analisi, per quanto possibile, da aziende italiane. Scegliamo di sostenere anche in questo modo il nostro Paese, in un momento già difficile a causa della crisi provocata dalla pandemia di Covid 19.

UNA CORRETTA INFORMAZIONE
Avete sentito parlare del “ghost di Kiev“? Chi segue TikTok sa che il fantomatico “fantasma di Kiev” è (sarebbe?) un pilota di aerei da guerra – anzi, una sorta di supereroe – che, da solo avrebbe abbattuto tantissimi velivoli russi. Ma è davvero così? A quanto pare, in realtà, le immagini si riferiscono ad un videogioco e gli esperti (piloti veri) affermano che le imprese mirabolanti descritte sui social non sarebbero state possibili nella realtà. Ma allora, perché tutti ne parlano? Da dove nasce questa leggenda? Si dice che, tra le prime vittime di una guerra ci sia l’informazione e mai come in questi giorni ce ne stiamo accorgendo, travolti da notizie contrastanti, diffuse dalla propaganda dei diversi fronti. Notizie false, le famigerate “fake news“, minacciano la nostra vita, spingendoci a pensare e ad agire in base a premesse e informazioni sbagliate.

Cosa possiamo fare noi? Abbiamo tutti un quotidiano, un sito, una tv, un giornalista o una giornalista di riferimento: seguiamo chi conosciamo e di cui ci fidiamo anche quando la guerra non c’è, e ascoltiamo chi, certi argomenti, li conosce davvero. Se ci imbattiamo in notizie troppo assurde o eclatanti di cui nessuno parla non crediamo subito che sotto ci sia un complotto. Proviamo a fare una ricerca veloce sui motori di ricerca: ci sono molti colleghi e colleghe in gamba che fanno “debunking“, cioè che smascherano le bufale. Se la notizia è importantissima e nessuno ne parla, tranne qualche sito sconosciuto, facciamoci qualche domanda, ma ricordiamo sempre che una cosa a cui i giornalisti difficilmente rinunciano è proprio uno scoop.

Guerra in Ucraina, una donna degli Stati Uniti mostra un cartello con scritto “Prego per l’Ucraina”, foto Ap.

IL DIALOGO E LA PREGHIERA
La fede è un fatto dell’anima, che si nutre di preghiere, ma anche di atti concreti. Chi ha una fede ha un tesoro prezioso nel cuore, Qualcuno di cui fidarsi e a cui affidare se stesso, i propri cari, le proprie preoccupazioni, finanche chi una fede non ce l’ha. Ma se non tutti credono, tutti hanno valori e possono impegnarsi per la pace. Ecco perché papa Francesco, proclamando per oggi, 2 marzo, una giornata di digiuno per la pace, si è rivolto a tutti gli abitanti della Terra, chiedendo ai Cristiani anche di pregare. Ma non solo. Il papa continua a impegnarsi per il dialogo con tutti. Con tutti. Se vogliamo, possiamo cercare di imitarlo.

Sicuramente, le cose da fare in questo momento così difficile sono molte altre, tutte importanti e necessarie. Aiutateci a ricordarle, se volete, condividendole nei commenti sui social o sotto l’articolo.

 

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