Guerra nucleare. Avviso di Francesco
Un falso allarme di attacco atomico ha fatto correre nei rifugi la popolazione delle Hawaii, sabato 13 gennaio. Gli scenari apocalittici, di solito, disturbano e vengono rimossi, ma la rassegna stampa internazionale di fine 2017 non ha potuto ignorare la notizia, riportata dal South China Morning Post, quotidiano di Hong Kong, che fonti della sicurezza cinesi parlano della «possibilità in ogni momento» della guerra nella penisola coreana. Le buone notizie sulla diplomazia dello sport in occasione delle Olimpiadi invernali, che possono riavvicinare al dialogo le due Coree, non fanno venir meno le avvilenti esternazioni di Trump e Kim Jong-un sulla grandezza del potenziale atomico e il controllo del pulsante che potrebbe innescare un processo di autodistruzione inimmaginabile. In effetti il pericolo atomico va molto al di là del quadrante asiatico. L’instabilità nel controllo delle armi nucleari e la tentazione di poter far uso della terribile tecnologia in maniera tale da non doverne temere il contraccolpo, apre scenari che restano noti solo agli esperti, i quali conoscono le numerose occasioni, provvidenzialmente fallite nel passato, di innesco del conflitto atomico.
Il trattato di proibizione delle armi nucleari, approvato alla conferenza Onu del 7 luglio 2017, resta sotto un cono d’ombra mediatico e la stessa consegna del premio Nobel alla rete di attivisti di Ican che si battono per l’eliminazione delle armi nucleari è stata letteralmente ignorata.
Resta solo Francesco che nel novembre 2017 ha convocato in Vaticano un simposio internazionale sul disarmo atomico e per il nuovo anno 2018 ha fatto circolare come messaggio eloquente la foto del 1945 dove un bambino giapponese porta sulle spalle il corpo del fratellino morto a causa dell’esperimento in vivo della potenza atomica, avvenuto su due città di quel Paese asiatico. Un’icona che buona parte dei giornali cattolici avrebbero rimossa perché giudicata eccessiva. Ma non si tratta di retorica. È un avviso estremo come quello che ha lanciato durante il viaggio che lo porta nella difficile tappa cilena, rispondendo alla paura dello scoppio di una guerra nucleare: «È vero, ho davvero paura e penso che siamo al limite. Questo pericolo esiste veramente. E io ho paura di questo, basta un incidente. Di questo passo la situazione rischia di precipitare. Bisogna eliminare le armi nucleari, adoperarci per il disarmo».
A questa questione così centrale e decisiva, Città Nuova ha dedicato l’inchiesta del numero di Gennaio 2018, dove compare sulla copertina una mano sollevata sopra un grosso pulsante rosso e, sullo sfondo, una scena di distruzione.
Le città hanno un destino eterno, diceva La Pira, e non sono un cumulo occasionale di pietre. Non si può perciò rimuovere lo sguardo dal pericolo di una mentalità che affida alla sicurezza della bomba atomica la propria salvezza. Conoscere e agire per cambiare un destino di autodistruzione rappresenta un passo necessario per chi vuole scrutare i segni dei tempi. “Ricordatevi della vostra umanità” è l’appello sempre più attuale che concludeva il famoso manifesto Russel-Einstein, lanciato nel 1955 assieme a Joseph Rotblat, lo scienziato che abbandonò il progetto Manhattan per non collaborare alla costruzione degli ordigni nucleari lanciati poi su Hiroshima e Nagasaki durante l’ultimo conflitto mondiale.