Guardare il proprio cuore

L’eterna battaglia tra la mente e il cuore, tra le scelte fatte con la razionalità e quelle più irrazionali

I poeti avevano ragione. È il cuore la sorgente delle nostre emozioni. Non il cervello. Lo afferma uno studio pubblicato nel 2022 su una rivista scientifica americana che riporta le conclusioni di alcuni ricercatori delle Università di Pisa, Padova e California Irvine. «Noi abbiamo evidenze – spiega Gaetano Valenza, docente di bioingegneria all’Università di Pisa – del fatto che l’attività cardiovascolare gioca un ruolo causale nell’iniziare e nel sentire una specifica emozione, e precede temporalmente l’attivazione dei neuroni della corteccia cerebrale».

In altre parole, è il cuore che reagisce per primo agli stimoli dando il via alle emozioni. Il cervello segue a ruota. Viene così scardinata l’idea che solo il cervello è la sede dei processi biologici responsabili dell’esperienza emotiva cosciente. Non sappiamo quali ripercussioni in campo medico potrà avere questa scoperta, ma per noi profani essa è abbastanza simpatica da portarci a qualche riflessione.

Sul palcoscenico delle nostre vite si agita l’eterna battaglia tra la mente e il cuore, tra le scelte fatte con la razionalità e quelle più irrazionali, in cui predomina il sentimento, l’emozione, l’istinto. Gran parte della nostra educazione porta a dare ampio spazio al predominio della razionalità. Ma il filosofo e matematico Blaise Pascal non nascondeva di tifare per il cuore: «Il cuore – scriveva – ha le sue ragioni che la ragione non conosce».

Anche Aristotele riconosceva l’importanza del cuore: «Educare la mente senza educare il cuore significa non educare affatto». Non è sufficiente quindi coltivare un cervello brillante, con un elevato Quoziente Intellettivo, occorre dare spazio anche all’intelligenza emotiva, che ha il guizzo dell’intuizione, che porta a conoscere se stessi, che apre le porte all’empatia, chiave della coscienza sociale.

Nella Bibbia la parola cuore non indica solo la sede degli affetti e dei sentimenti – paura, coraggio, amore, ira, gioia, affanno, odio –, ma indica anche la sede della volontà e dell’intelligenza. È quindi il centro della persona, il vero fondo dell’essere. Si comprende allora il continuo invito ad avere un cuore indiviso, non intonacato dall’ipocrisia.

Il testo sacro dice che Dio scruta il nostro cuore, conosce tutti i suoi segreti. Mentre noi abbiamo paura di guardarlo. Ci mettono a disagio le nostre bruttezze che sono là rintanate. Vorremmo ignorarle. Il poeta Baudelaire scriveva: «O Dio, dammi il coraggio, la forza di guardare senza provar disgusto il mio corpo e il mio cuore!».

Guardare il proprio cuore. Accettarlo, come un dono ricevuto. È questa la strada che porta a un cuore indiviso. Indispensabile, oggi come ai tempi della Bibbia, per trovare la pace in se stessi e con gli altri.

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