Guardando il mondo da lassù
«Chissà se anche gli astronauti devono fare la valigia per tornare».di p
Con questa curiosità si potrebbe fissare la fine dell’avventura di Samantha Cristoforetti nello spazio in questi mesi, dove era arrivata il 23 novembre, riportando un po’ di tricolore nella Stazione Spaziale Internazionale (ISS), quell’oggetto volante che gira cinque volte al giorno sopra le nostre teste alla velocità di 27000km/h ad una distanza da Terra di circa 400 km.
Era apparsa emozionata nel suo primo videocollegamento spazio-terra, in cui ci aveva detto che lassù in orbita era ancora meglio di come se lo immaginava. Che fosse a suo agio ce lo hanno poi confermato le foto che in questi mesi ce l’hanno mostrata sempre sorridente, alle prese con esperimenti scientifici – è il motivo della sua permanenza lassù insieme alla manutenzione dalla ISS -, ma anche alle prese con le attività quotidiane: la cyclette, tagliare i capelli (!), leggere un libro… In questi mesi non sono mancate altre possibilità di dialogo con lei: tanti ragazzi delle scuole ad esempio hanno potuto porle le loro domande in diverse videoconferenze.
Tutti gli altri si sono accontentati di appostarsi con il nasù all’insù per guardare i passaggi in cielo della ISS, visibile in alcuni momenti ad occhio nudo. Diversi siti ci hanno tenuti aggiornati sull’orario e la posizione in cielo in cui cercare quel grosso puntino luminoso che appariva all’orizzonte e che dopo pochi minuti era già scomparso dalla vista, facendolo diventare per qualcuno quasi una sorta di rito da condividere, quando le condizioni di luce e atmosferiche lo hanno permesso.
Neanche un falso allarme a bordo e lo slittamento del ritorno (che le ha permesso di battere alcuni record di permanenza in orbita) ha scalfito la nostra astronauta, che durante questi mesi ha condiviso con noi le bellezze che da lassù poteva ammirare: i colori dei deserti, le forme delle barriere coralline, le coperte di nuvole, non c’è forse punto della Terra che non abbia immortalato il suo obiettivo fotografico, e poi lei condiviso sui profili di Facebook e Twitter (qui e qui, non c’è bisogno di essere registrati).
Non ci è parso vero di poter guardare questa Terra che quotidianamente abitiamo da questa prospettiva così privilegiata! In questi mesi Samantha ci ha raccontato cosa faceva lassù attraverso il blog sul sito dell’Esa, l’Agenzia Spaziale Europea di cui fa parte e a cui l’Italia contribuisce con molte risorse, anche intellettuali. In mezzo ai racconti delle attività scientifiche hanno trovato spazio anche le spiegazioni di come si vive una vita “normale” lassù: il mangiare, il dormire … non c’è angolo della ISS rimasto fuori dai suoi racconti e così è un po’ come esserci stati anche noi, su quel “disco volante”.
“Europea di nazionalità Italiana”, così si definisce su Twitter, Samantha è diventata il simbolo di quell’Italia genuina, semplice, che con sacrificio e competenza è riuscita a realizzare il sogno di una vita. Dell’Italia che non si arrende, quella che vuole lottare con onestà per i propri sogni: «L'Italia è orgogliosa di te perché tu sei in questi mesi sempre stata orgogliosa di lei!», dice qualcuno nei commenti che continuano ad accumularsi sotto i suoi post. Ed è vero, perché con le sue foto Sam ci ha mostrato la nostra Italia, che quaggiù ci sembra tanto bistrattata, da altre prospettive. «Grazie Samantha mi hai fatto sentire e capire che la terra è la nostra Casa, adesso so di essere un cittadino del mondo… buon rientro», gli fa eco qualcuno più sotto.
Una delle parole più in voga nei commenti è “speranza”: «Hai ridato speranza a noi giovani donne Italiane…grazie”. E’ la semplicità e il sorriso di questa donna che conquistato gli italiani, quella genuinità che nell’attracco della Soyuz alla ISS l’aveva fatta esclamare di meraviglia vedendo dal finestrino un riflesso particolare del sole.
Anche Napolitano, nella videoconferenza avuta con lei si è commosso: ci siamo affezionati ed identificati in Samantha perché l’abbiamo sentita vicina, nonostante la lontananza fisica. E sentire la vicinanza di qualcuno, in questo momento storico, è quello di cui abbiamo bisogno.
L’alta quota in cui cercavamo Samantha è stata per qualcuno occasione per riflessioni più profonde: «In questi mesi ci hai fatto comprendere quanto prezioso e bellissimo appare il pianeta Terra in assenza del degrado umano, e quanto sia nostra responsabilità tutelarlo e proteggerlo. Sei un'ispirazione per tutti quelli che, come me, guardano il cielo e si pongono le più profonde domande sulla nostra esistenza e sul nostro scopo. Grazie infinite per tutti questi mesi e tutto ciò che hai condiviso con noi».
Ora la navicella Soyuz, la stessa che aveva portato in orbita l’astronauta italiana e i suoi due compagni di viaggio, Terry Virts e Anton Shkaplerov, ha riportato Samantha a casa dopo aver percorso la bellezza di 84 milioni di miglia sulle nostre teste: e chissà se un po’ di “mal-spazio” ha preso il sopravvento al momento della partenza.
L’avventura di Samantha può forse insegnare qualcosa anche a noi, oltre la facile retorica. Innanzitutto la fiducia: la ISS è governata da uomini che si trovano nelle sale comandi a Terra, che con le loro operazioni gestiscono la struttura ma anche in toto la vita e la sicurezza degli astronauti a bordo. Senza questo rapporto fiduciario totale e il gioco di squadra nulla avrebbe senso. E allora potremmo pensare che anche noi con la nostra vita operiamo in una sala comandi, perché ogni nostro gesto è un continuo atto di fiducia, che diamo e che chiediamo: giochiamocela bene!
E poi sarebbe bello che ognuno di noi non dimenticasse la gratitudine, come quella che abbiamo provato per le bellezze che Sam ci ha mostrato e che abbiamo potuto scorgere negli ultimi abbracci a chi rimaneva e nell’immancabile selfie prima che il portellone si richiudesse alle sue spalle. E saper custodire la meraviglia che ha saputo trasmetterci con la sua avventura. Quella meraviglia che fa alzare gli occhi verso il cielo e che insegna a guardare con occhi nuovi e diversi ogni cosa.
«E’ stato bello viaggiare nello spazio con te anche per me che non muovo più niente del mio corpo. Grazie per le bellissime emozioni», un commento sulla sua pagina Facebook.