Guarda un po’, ancora Uhuru Kenyatta
Il presidente keniano Uhuru Kenyatta è stato rieletto, senza sorpresa alcuna, con il 98% dei voti espressi, al termine della ripetizione del ballottaggio, come ha annunciato la commissione elettorale keniana (Iebc). Con un tasso di partecipazione bassissimo, fermatosi al 38,8% degli aventi diritto, perché il boicottaggio del 26 ottobre è stato scrupolosamente seguito dai sostenitori di Odinga. Quindi Kenyatta risulta eletto da un keniano su tre solamente. Secondo l’Iebc, questa nuova tornata elettorale, pur boicottata dal principale avversario, è risultata «libera, giusta e credibile».
Uhuru Kenyatta ha dichiarato lunedì che la sua vittoria è stata una «ulteriore conferma» della volontà popolare, in riferimento alla sua rielezione dell’8 agosto, poi invalidato dai tribunali. Il presidente esprime il suo punto di vista, ma resta evidente come i risultati confermino solo una realtà: il Paese è spaccato in due. La commissione elettorale keniana ha dichiarato di aver compilato e verificato i risultati dei 266 collegi elettorali in cui si è tenuto il voto giovedì e ritiene che il risultato complessivo per tutto il Paese non possa più essere messo in discussione, nonostante non si sia votato in 25 circoscrizioni, che rappresentano solo il 9% dell’elettorato. Credendo che la sicurezza del suo personale non fosse garantita, la Commissione aveva rinunciato all’organizzazione del voto in tali circoscrizioni legate a doppia mandata al leader dell’opposizione Odinga.
La recrudescenza della violenza è ancora una minaccia evidente, una spada di Damocle appesa sopra la testa del Paese. Il terrore che si ripetano i lunghi e sanguinosi incidenti del 2007/2008, il peggiore esempio di violenza politica ed etnica nella storia del Kenya, scontri che avevano provocato più di 1.100 vittime e 600 mila sfollati, è presente nello spirito di tutti i keniani. Le elezioni presidenziali di giovedì sono state egualmente bagnate dal sangue di 4 manifestanti dell’opposizione scontratisi con la polizia.