Grilloeconomy. Le tante scelte possibili del M5S
Il governo tecnico di Mario Monti ha dato direttive obbligatorie in ambito economico, tra queste l’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione e l’adozione del Fiscal compact. Questo significa che il nostro Paese si è vincolato alla riduzione del debito pubblico per una cifra di 45 miliardi di euro l’anno per vent'anni. Ma l’elenco di riforme strutturali già imbastite è molto più lungo, se solo si fa riferimento alla legge Fornero sul lavoro e a quella sulla nuova Difesa approvata allo scadere ultimo del Parlamento.
L’imprevisto successo elettorale del M5S interroga sul tipo di politica economica che adotterà il nuovo governo, orientato inizialmente su un piano di collaborazione tra Partito democratico e Lista Monti, come si può dedurre dal dialogo tra i giuslavoristi di riferimento dei due partiti (Carlo Dell’Aringa per il Pd e Pietro Ichino per la lista dell’ex presidente del Consiglio), ed ora costretto a fare i conti con il programma grillino che, al contrario, parla addirittura di abolizione della legge Biagi.
In tema di economia e di lavoro, Grillo vanta un rapporto di lunga data con il nobel Stiglitz, professore alla Columbia Università,che è il maggior fustigatore e critico, assieme all’altro nobel statunitense Krugman, della politica di austerità adottata nell’Europa a guida tedesca. Uno degli obiettivi del M5S è quello di adottare strumenti di democrazia diretta come il referendum propositivo senza quorum (e che quindi impedisce la vittoria tramite l’astensione) e l’obbligatorietà della discussione in Parlamento delle proposte di legge popolare. Quest’operazione presuppone il grande sforzo di fornire un’informazione accessibile a tutti anche su materie complesse, accompagnata dalla possibilità che la volontà popolare arrivi ad una soluzione corretta senza subire imbonimenti e manipolazioni esterne.
I militanti del M5S sentono di essere portatori di una mutazione epocale costituita dalla “rete”. Si tratta della possibilità permessa dalle nuove tecnologie, di una conoscenza condivisa che «messa a fattor comune, porta a trovare una soluzione di ordine superiore». La rete, «basata sulle idee e non sui soldi», è definita anche «post ideologica» perché fa prevalere la concretezza delle cose sulle costruzioni teoriche.
Come ripete Grillo, «un’ idea è buona o cattiva, non di destra o di sinistra» ed è praticamente su questo pensiero che si basa la scelta di non avere apparentemente un capo, ma solo la definizione di portavoce chiamati ad alternarsi in una funzione di servizio. Sono concetti comuni ad ogni realtà autoorganizzata in campo sociale che lavora a difesa dei beni comuni come è accaduto nel caso degli inceneritori, dell’opposizione alla Tav in val di Susa e in tantissime vertenze ambientali.
Più difficile si rivela adottare questo metodo orizzontale di autocoscienza condivisa sui temi economici relativi al debito. Ad esempio, il Centro nuovo modello sviluppo, che ha Francuccio Gesualdi come referente riconosciuto, ha elaborato strumenti per contrastare la modalità di risanamento del debito pubblico italiano proponendo il congelamento e la negoziazione degli interessi.
Attac Italia ha promosso un laboratorio aperto per una nuova e diversa finanza pubblica, mentre si diffonde la conoscenza della Mmt (Moderna teoria monetaria) statunitense promossa in Italia da Paolo Barnard. Se, come è risaputo, il M5S dichiara di non fare accordi con i partiti, ma di ricercare alleanze con movimenti e associazioni che sono, come afferma Gianroberto Casaleggio riportando il pensiero di Paul Hawken, «il più grande soggetto politico della storia del mondo», sarà importante conoscere la proposta concreta e praticabile che verrà presentata come esito del lavoro di rete.
Economisti di diverso orientamento, come ad esempio Vladimiro Giacchè e Leonardo Becchetti, hanno già cercato di offrire una chiave di lettura estranea da pregiudizi della cosiddetta “Grilloeconomy”, espressione che fa drizzare i capelli a molti, ma che in questo momento rappresenta la possibile proposta della maggior forza politica votata alla Camera dei deputati.