Grecia. Tsipras perde la partita della riforma elettorale
In mezzo a tagli di stipendi e pensioni, aumento delle tasse, riduzione dello Stato sociale, in mezzo a una profonda recessione e ad altre misure di estrema austerità, mentre l’opinione pubblica "bolle", Tsipras ha deciso di cambiare l’agenda politica portando in Parlamento la legge per la riforma elettorale, cioè la legge per l’introduzione della proporzionale semplice e l’abolizione del bonus di cinquanta seggi che la legge attuale garantisce al primo partito. Altra novità della nuova legge, per la quale tutti i partiti si erano mostrati d’accordo, è l’abbassamento dell’età per il diritto di voto a 17 anni. D’altra parte, si tiene fissa la soglia del 3 per cento per la rappresentanza in aula.
Dopo mezzanotte la legge è stata approvata con 179 voti su 300, ma non si è raggiunta la maggioranza qualificata di 200 voti necessari per l’entrata in vigore del nuovo sistema dalle prossime elezioni, che era lo scopo di Tsipras. Secondo la maggior parte dell’opposizione e dell’opinione pubblica, il risultato mostra che questa volta Tsipras ha perso la partita, visto che nessun partito dell’opposizione, tranne l’Unione del Centro, ha votato in favore, anche se in passato tutti i partiti, tranne Nea Dimokratia che ha sempre posto la questione della non governabilità del sistema, avevano sostenuto la proporzionale semplice.
Ora si sono espressi in modo contrario e per molti e vari motivi: innanzitutto, non c’è stata una vera e sostanziale consultazione con i partiti dell’opposizione; in secondo luogo, il timing non è stato giusto e rappresenta solo un certo arrivismo di Tsipras che, vedendo che la sua popolarità sta cadendo pericolosamente, vorrebbe così ostacolare la vittoria eventuale di Nea Dimokratia alle prossime elezioni. Un tatticismo di Tsipras che, non riuscendo ad affrontare il malcontento pubblico, ha deciso di risolverlo con la riforma della legge elettorale e, nell'immediato futuro, come ha annunciato, con la revisione della Costituzione e il referendum per la elezione diretta del presidente della Repubblica; infine, nella legge manca la copertura economica per il voto dei greci che vivono all’estero, con la motivazione che non sarebbe pronto l’apparato neccessario; sono non pochi osservatori a credere che il governo tema il voto dei 500 mila greci, tra i 25 e i 45 anni, che hanno lasciato il Paese a causa della crisi degli ultimi anni.
L’argomento della non governabilità del nuovo sistema, anche se e valido, non può essere sostenuto nel caso della Grecia. Con o senza la proporzionale semplice, tanto la gente quanto le condizioni attuali del Paese richiedono governi di intesa nazionale. Sfortunatamente, la visione a breve termine dei partiti politici e i loro interessi particolari non permettono che si realizzino.